Il Parma ha perso più del cinquanta per cento delle trasferte (6 su 11) conquistando, lontano dal Tardini, appena nove punti. Però mai come stavolta bisogna diffidare delle apparenze e non tenere conto delle statistiche. Donadoni è simile a Montella, stile sobrio, cura dei particolari tattici, il gioco al centro del progetto. La Fiorentina è più bella, il Parma più concreto. La Fiorentina si piace, gioca con il baricentro alto, fa girare tanto la palla e non cambia neppure quando soffre, rischiando il contropiede come è successo a Catania proprio alla fine in inferiorità numerica. Il Parma concede poco, si abbassa per tirare fuori dal guscio i rivali e li colpisce con spietate ripartenze in velocità orchestrate da Biabiany e Sansone, giocatori bravi tecnicamente e abili nello sfruttare il contropiede. L'ex Valdes, trequartista trasformato in regista, detta il tempo senza perdere mai il filo logico del discorso.
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Parma, difesa e contropiede
L’analisi del Corriere Fiorentino sulla squadra di Donadoni
Donadoni ha cominciato piano, ma è venuto fuori alla distanza. Ecco perché adesso certi numeri lasciano il tempo che trovano. È vero che il Parma è più forte in casa che fuori, ma anche in trasferta ha trovato equilibrio e con quello la giusta convinzione. Tanto per cominciare va ricordato alla fragile Fiorentina degli ultimi tempi che nelle ultime 11 giornate gli emiliani hanno sempre segnato almeno un gol (17 in totale). Più o meno nello stesso periodo, le ultime 12 giornate, la Viola un gol lo ha sempre preso, ad eccezione di Palermo. Forse sta proprio qui la differenza più eclatante tra le due squadre e spiega a sufficienza perché la banda Montella è uscita dalla zona Europea e quella emiliana ha cominciato ad inseguirla.
È un derby quello di oggi al Franchi: un derby con vista sull'Europa (League). Il Parma, vincendo, rientrerebbe definitivamente in gioco. La Fiorentina, vincendo, ricaccerebbe indietro una potenziale rivale e riprenderebbe un po' fiato. Manca tanto alla fine. Ma la prima domenica di febbraio, dopo un gennaio nero, è cruciale per Firenze. Con Pizarro sarà più facile: ordine, geometrie, speriamo convinzione. Ma serve, soprattutto, che si svegli Jovetic: per la Fiorentina e per lui stesso. La Juve non pagherà mai la clausola di trenta milioni se il talento del Montenegro continuerà a giocare come ha fatto dopo la sosta. Nessuno vuole istruire processi. Ma è un caso che nel mercato di gennaio i bianconeri abbiano messo nel mirino Belfodil, ovvero il rivale di oggi? Il franco algerino è uno dei giovani migliori del Parma. Ha forza e vede la porta, da solo mette a soqquadro le difese, apre gli spazi Biabiany e Sansone, ha spinto in panchina Amauri. Belfodil continua a piacere alla Juve anche in vista di giugno proprio come Jo-Jo. Si tratta di due giocatori diversi, ma decisivi. La crescita di Belfodil ha esaltato il Parma, tanto quanto la crisi di Jovetic ha affossato la Fiorentina.
Per la verità non solo Jovetic è in difficoltà, anche Toni ha smesso di segnare e Ljajic è più bello che utile. Le punte non hanno ancora realizzato un gol in questo 2013 stregato. Il Parma è un'occasione anche da questo punto di vista perché Mirante è sempre stato battuto almeno un volta nelle ultime otto partite (11 le reti al passivo). Dice Donadoni: «Entrambe le squadre sono in cerca di riscatto». Vero. Ma quello dei viola è più urgente, dopo un gennaio disastroso più sul piano dei risultati che su quello del gioco. Un punto in 4 partite è un black out tanto lungo quanto pericoloso. Il Parma, invece, ha perso immeritatamente contro il Napoli, ma prima della quasi accidentale caduta al Tardini (non era mai successo in questa stagione) aveva infilato cinque risultati di fila (3 vittorie e 2 pareggi). Questo significa, conti alla mano, che nelle ultime sei gare la squadra di Donadoni ha recuperato quattro punti a quella di Montella. Oggi l'occasione per ristabilire le distanze. E le gerarchie. L'alba di un nuovo campionato.
Corriere Fiorentino
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