«C'è una cosa che non rifarei se potessi tornare indietro: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l'innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché è un'opportunità e i rischi del dibattimento sono alti. E' stato un errore. Certo, non avrei ammesso nulla, ma si sarebbe percepita una cosa diversa. Ecco, anche se oggi avessi la certezza dei tre mesi di stop, la mia risposta sarebbe no. Su un fatto concordo con i giudici: 90 giorni non erano una pena congrua. Quella giusta è zero: non ho commesso nè illeciti, nè omesse denunce». Nel cuore di Roma, nel cuore di Antonio Conte. Gli occhi del tecnico juventino sono gonfi di rabbia dopo mesi passati a studiare gli atti processuali. Ieri ha fatto di più: si è seduto in una panchina particolare, davanti ai giudici che decideranno sul suo futuro. E' rimasto in silenzio ad ascoltare, poi si è confidato.(...)
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Parla Conte: “Ho fatto un solo errore…”
«C’è una cosa che non rifarei se potessi tornare indietro: accettare controvoglia il patteggiamento. Non si patteggia l’innocenza anche se gli avvocati ti consigliano di farlo perché è un’opportunità e …
Ha fiducia nei giudici che dovranno valutare il ricorso?
«Sì, sono convinto che leggeranno le carte con attenzione evitando, con il proscioglimento, un'ingiustizia. Ho la coscienza a posto, non penso possa dire lo stesso chi ha gettato fango su di me. Sbaglio o parliamo di un ex giocatore che ha ammesso di aver truccato partite per anni? Per carità, il fenomeno del calcioscommesse va stroncato. Ma non si può squalificare una persona in questo modo, senza nessun riscontro. Chiunque può alzarsi, puntare il dito su qualcuno e mandarlo al macello. Dei giudici ho fiducia, del sistema meno».
Ci spieghi meglio.
«Un passaggio è fondamentale: se per assurdo avessi ammazzato delle persone, il tifoso juventino sarebbe lo stesso pronto a difendermi. Per gli altri accade il contrario. Ma questa storia va al di sopra delle fazioni. Voglio che la gente sappia che una cosa così può capitare a chiunque. Per questo quando le Procure avranno finito le indagini, penso che la Federcalcio debba chiedersi se le regole attuali del processo sportivo siano rispettose della difesa di un tesserato e delle società quotate in Borsa. Credo si possa coniugare la lotta alle combine con un dibattimento meno sommario: vi sembra normale quello dove i difensori non hanno la possibilità almeno di controinterrogare un pentito considerato credibile anche quando si contraddice in modo evidente? I collaboratori sono tutelati in modo spropositato».
Si ricorda che cosa ha provato quando per la prima volta ha sentito il suo nome associato al calcioscommesse?
«Quasi mi mettevo a ridere. L'avevo presa alla leggera. Tutto cambiò con la perquisizione».
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Lei si dichiara innocente. Perché la gente dovrebbe crederle? Perché Carobbio avrebbe deciso d'inventarsi le accuse per le gare con Novara e AlbinoLeffe? Gli aveva negato un permesso per assistere alla nascita della figlia: basta a spiegare tutto?
«Anche qui fatico a trovare una risposta. Certo, tornassi indietro valuterei con più attenzione quella richiesta. Il parto è un momento importante nella vita di una coppia».
Secondo Carobbio lei avrebbe annunciato il pari combinato durante la riunione tecnica, davanti a tutta la squadra...
«Accusa insensata: sarei stato così fesso da rendermi ridicolo e ricattabile da 25 giocatori? Lo stesso Carobbio fa riferimento al mio discorso: intenso e carico di motivazioni. E dopo averli spronati per lui avrei concluso dicendo "comunque pareggiamo"? Ma che senso ha?».
Gli altri compagni, con testimonianza giurata, hanno smentito questa versione, ma il deferimento per omessa denuncia è arrivato solo allo staff tecnico. Per i legali scelta poco comprensibile.
«Io vado oltre: è impossibile da capire».
Gervasoni, altro pentito, sostiene che la gara col Novara è stata combinata da alcuni giocatori prima dell'inizio. Carobbio dà la stessa versione per due volte a Cremona, poi davanti a Palazzi cambia e l'accusa. E' una delle incongruenze su cui insiste la sua difesa.
«Mi faccia spiegare l'importanza del fatto: due pentiti ritenuti credibili raccontano cose diverse su Novara-Siena. Non avendo altri riscontri, una versione annulla l'altra. E poi Carobbio ha continuato a cambiare le sue dichiarazioni in modo camaleontico, altro che arricchimenti come li ha definiti Palazzi. L'ultimo aggiustamento è arrivato, guarda caso, tre giorni prima della mia audizione. Carobbio in realtà non è un vero collaboratore, ma un soggetto che si sta difendendo».
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La combine con l'AlbinoLeffe coinvolge il suo ex collaboratore Stellini: ha patteggiato la squalifica, ammettendo di aver chiesto a Carobbio di contattare gli avversari. Per la giustizia sportiva lei non poteva non sapere...
«Sono rimasto allibito dinnanzi a questa motivazione: non dimostra nulla. E' proprio la separazione dei ruoli a spiegare le cose. Stellini mi ha tenuto all'oscuro perché sapeva bene quale sarebbe stata la mia reazione. E' vero, ho un carattere difficile. Per una volta dovrebbe essermi d'aiuto. E invece...».
E' rimasto deluso da quello che ha fatto Stellini?
«Mi sono arrabbiato molto con Cristian. Mi spiace averlo perso come assistente. Sta vivendo un momento difficile: dando le dimissioni ha dimostrato senso di responsabilità. Dal punto di vista umano l'affetto resta, è chiaro che i suoi comportamenti mi hanno messo in difficoltà e danneggiato».
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La Gazzetta dello Sport
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