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Nino D’Angelo: “Il Napoli? Deve cambiare musica”

‘Nu jeans e ‘na maglietta; ovviamente un caschetto, biondo quasi come trent’anni fa. E una foto di Maradona. Ecco cosa resta di quegli anni Ottanta secondo Nino D’Angelo che il …

Redazione VN

‘Nu jeans e ‘na maglietta; ovviamente un caschetto, biondo quasi come trent’anni fa. E una foto di Maradona. Ecco cosa resta di quegli anni Ottanta secondo Nino D’Angelo che il 25 aprile sarà in concerto al Teatro Politeama Pratese con il suo «Anni 80 tour» tra Canto pe tte , Ballammo , Arrivederci scuola , Nuje , T’amo e Aggio scigliuto a ttè . Ma il suo pensiero più ravvicinato è rivolto al San Paolo, domani: «Quella tra Fiorentina e il Napoli è una partita spareggio tra due squadre che puntavano in alto e che in questo momento sono piuttosto deluse. Una partita che si giocherà in un clima particolarmente teso, soprattutto per colpa del Napoli».

Tifa azzurro, ovviamente. Ma «adoro Montella e come fa giocare la squadra». Considera la Fiorentina, dopo il Napoli, «la squadra per la quale provo più simpatia… anche perché, come noi, non vince mai». Canta ancora Forza napoli / rint’all’uocchi’e ste guaglione / ca se scordano ‘e problemi / e si mettono a cantà , che ancora nel cuore di molti è l’inno ufficiale della curva, nonostante il recente «sorpasso» della Napule è di Pino Daniele. (...)

«Da Maradona a Higuain, nonostante sia lui la vera forza di questo Napoli, c’è una differenza non solo di talento ma anche di rapporto con la città e di forza del personaggio». Ma soprattutto «dopo la morte di Ciro Esposito — avvenuta proprio prima della finale di coppa Italia Fiorentina-Napoli — anche la passione sportiva si è inaridita, mi sembra ormai uno sport sempre meno sport».

Nino D’Angelo però promuove Benitez: «Nonostante nell’ultimo periodo sembra aver perso la testa, rimane un grande allenatore, una garanzia». E boccia De Laurentis. Due volte: «Primo perché ha sbagliato a fare proclami trionfalistici a inizio stagione, a fronte di una campagna acquisti non all’altezza. E secondo perché il suo modo di intendere il Napoli, questo “nuovo Napoli”, non è abbastanza attento alla tradizione, tende a cancellare il passato». «Le mia canzoni parlano del passato e guardano al passato, come il dialetto che uso, sinonimo di nostalgia — chiosa la voce della Napoli popolare degli anni Ottanta — e il passato vuol dire i due scudetti, Maradona, i tour a Parigi e in America con la squadra nel cuore».

Poi è arrivato De Laurentis e se da una parte «ci ha fatto montare la testa, per poi farcela smontare», dall’altra — sostiene — doveva tenere le mani lontane dalla manopola del juke-box: «Quando è arrivato lui… ha cambiato musica anche al Napoli».

Edoardo Semmola - Corriere Fiorentino