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Neto e Beto, parate in rima. Uno aspira alla gloria dell’altro

Il viola lascerà Firenze, spera con un trofeo. Il portoghese è in dubbio per la spalla e…

Redazione VN

Neto e Beto, simili nel nome e forse anche nel destino. Almeno questa è la speranza del primo, quello viola, che durante la doppia sfida tra Fiorentina e Siviglia, vorrebbe esser protagonista esattamente come Beto un anno fa. Perché è stato soprattutto grazie alle sue parate che nella passata stagione l’Europa League ha trovato casa in Andalusia. Decisivo in partita e durante i calci di rigore, quando il portoghese, tifoso da sempre dello Sporting Lisbona, ha ipnotizzato per ben due volte i calciatori del Benfica. Soddisfazione doppia, per chi in passato ha vissuto spesso l’ansia e la paura di essere un eterno 12, quello che gioca solo quando si fa male il titolare.

EROE IN SORDINA In patria non lo hanno mai considerato, al Porto, poi, era la riserva e se ne andò fino a Cluj per giocare. Trasferito a Siviglia ha dovuto aspettare che vendessero Diego Lopez e che si infortunasse Palop per prendersi definitivamente i pali. Ora invece è un eroe. Grazie soprattutto a quello che ha fatto nella finale di Torino. Strane storie quelle dei portieri. Destinati a vivere sempre in bilico tra la gloria e il fallimento, solo per merito o colpa di una singola parata.

ALTI E BASSI E anche la carriera di Neto, seppur breve, è stata una montagna russa di emozioni. Da quando è arrivato a Firenze nel gennaio 2011 ha vissuto di tutto, dalle critiche alle lodi, fino ad arrivare alla decisione dello scorso gennaio, quando ha scelto di non rinnovare il contratto in scadenza e lasciare la Fiorentina a fine stagione. Un traditore per la curva, il titolare per Montella. Anche se all’inizio Tatarusanu, «più sereno e libero di testa»- secondo il tecnico, aveva trovato il suo spazio tra i pali. Poi però, la lombalgia che ha fermato il romeno ha cancellato tutte le scelte fatte fino a quel momento. Neto di nuovo padrone della porta viola, a partire dai sedicesimi contro il Tottenham del 26 febbraio. La scelta è stata vincente, come certificato dalla continua conferma di Neto nonostante la guarigione del collega. I suoi interventi decisivi hanno salvato la Fiorentina più di una volta, facendo crescere la rabbia dei Della Valle per la perdita di capitale. E non è un caso che sia già promesso alla Juventus.

Ora però pensa solo alla Fiorentina. Vuole lasciare da vincente, non da traditore. E già domani al Sánchez Pizjuán potrà guadagnarsi un piccolo pezzo di medaglia. Sarà uno dei punti fermi della formazione che Montella manderà in campo. Emery, invece non sa se potrà contare su Beto. La spalla del portoghese non è guarita perfettamente ma lui non vuole mancare, soprattutto per riscattarsi dopo il grave errore commesso ai quarti contro lo Zenit: «Spero che la sfortuna mi abbandoni nel finale di stagione -ha detto ieri il portiere- voglio essere in porta per difendere il titolo». Non la pensano così i tifosi della Fiorentina, vista anche la sua fama di para-rigori. Un’eventualità da evitare, soprattutto se nella porta del Siviglia ci sarà ancora António Alberto Bastos Pimparel, semplicemente Beto.

Duccio Zoccolini - La Gazzetta dello Sport