Un anno fa è stato sul punto di arrendersi. Norberto Neto dopo tante promesse si era ritrovato come sempre in panchina. Da vice-Frey, a vice-Boruc. «Ero prigioniero della tristezza». A salvarlo è stato il sorriso di Maira, la fidanzatina che lo ha accompagnato a Firenze e che lo ha aiutato ad accettare questo passaggio delicato della sua carriera. «Presto ci sposeremo» spiega il portiere viola. E sorride. A dire il vero anche questo campionato era cominciato con la stessa «recita». Viviano titolare e Neto in panca. Poi, la svolta. Inattesa. Viviano, il ragazzo della curva Fiesole, in crisi e lui, il brasiliano misterioso, finalmente titolare. «E ora con le mie parate voglio aiutare la Fiorentina a conquistare un posto in Champions. Dopo due anni senza giocare sono pronto a dare il 200 per cento pur di non perdere questo treno che finalmente è passato». Il portiere brasiliano della Fiorentina è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport a firma Luca Calamai:
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Neto: “Aspettavo questo treno da due anni”
Il portiere alla Gazzetta: “Tra me e Viviano rivalità professionale” (COMM.)
Cosa le resta di due stagioni da panchinaro?
«Una lezione di vita. Ho imparato che è sbagliato volere tutto e subito. Che la sofferenza aiuta a crescere. Oggi sono più forte rispetto al Neto sbarcato a Firenze nel gennaio del 2011 fresco di convocazione nella Seleçao. Sono più maturo».
Come vive il rapporto con Viviano?
«Non siamo due sfidanti ma due professionisti che cercano di fare bene il proprio lavoro. Sono stato due anni ad aspettare senza dire niente e senza fare cose sbagliate. Mi aspetto lo stesso comportamento da Viviano».
Domenica torna a Udine dove è iniziata la sua «seconda vita».
«Ricordo di aver pregato tanto quel pomeriggio prima di scendere in campo. La fede è una compagna di viaggio che non tradisce mai. In Coppa Italia è andata benissimo a cominciare dalla parata sul colpo di testa di Di Natale. Domenica sarà un'altra battaglia. Muriel e Di Natale sono due grandi attaccanti».
Qualcuno le ha attribuito responsabilità sul gol di Jonathas.
«Forse perché non ha visto la deviazione involontaria con la faccia di Aquilani che ha cambiato traiettoria al pallone. Con le vecchie regole sarebbe stata autorete».
Ci descriva Jovetic visto dalla porta.
«E' uno che pensa veloce. Per questo brucia sul tempo gli avversari. E poi ha una potenza di tiro che «rompe» le mani ai portieri».
E Toni?
«E' decisivo in campo e dentro lo spogliatoio».
L'attaccante più forte del campionato?
«Cavani. E' bravo anche quando si traveste da terzino per rincorrere il difensore avversario».
E il portiere più forte del mondo?
«Casillas anche se ora non gioca. Il calcio è matto».
Neto e la nazionale.
«Uscito di scena Julio Cesar la maglia numero uno della Seleçao è senza padrone. Io ci provo».
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