Entrare nel mondo di Mati è un lusso per pochi. Schivo e riservato, allergico alle interviste, spaventato dai riflettori. Quasi invisibile lontano dal campo. Dentro il quale, invece, lo noti eccome. Un talento per palati fini. Non si spiegherebbe altrimenti il suo status nella Viola di Montella. Ci ha messo un po’ Matías Ariel Fernández a ritagliarsi un ruolo. Colpa soprattutto di una fragilità fisica che ne ha alterato la continuità. Sulle qualità, invece, nessun dubbio. Dopo oltre due anni, è scoccato il «Mati moment».
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Montella prepara la gabbia di Mati
Entrare nel mondo di Mati è un lusso per pochi. Schivo e riservato, allergico alle interviste, spaventato dai riflettori. Quasi invisibile lontano dal campo. Dentro il quale, invece, lo noti …
Pupillo Montella, per lui, stravede. (...) La media voto pari a 6,83, ne fa il secondo miglior giocatore di questo inizio di campionato (dopo Tevez a 7,3). Anche domani contro la Lazio il centrocampista offensivo viola sarà lui. Costringendo Borja Valero, uno che da queste parti farebbero sindaco, a giocarsi un posto con Kurtic. Impensabile fino a qualche tempo fa.
Fenomeni Bravo, molto, anche con la racchetta da ping pong. Le sfide con Mario Gomez, e con Giuseppe Rossi, sono diventate un must. Con Pepito l’amicizia è davvero sincera. Dalla condivisione della camera in ritiro, alle telefonate per sapere come va dall’altra parte del mondo. Oltre al linguaggio calcistico, Mati e Rossi condividono anche una certa fragilità fisica. Pepito lotta contro il ginocchio destro, muscoli e caviglie sono invece gli avversari del cileno.
Nazionale Nel 2006 Mati Fernandez fu eletto miglior calciatore sudamericano dell’anno. Del resto il triennio al Colo Colo lo portò a segnare 48 reti in 97 gare. Media drasticamente crollata in Europa. Anche per via dei tanti malanni. Tra questi l’infortunio alla caviglia che lo ha costretto ad operarsi saltando il Mondiale che avrebbe potuto giocare da capitano. Riconquistare un posto nella Roja, da titolare in viola, potrebbe essere più facile. C’è voluto un po’. Ma è arrivato il Mati moment.
La Gazzetta dello Sport
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