Su SportWeek, il settimanale della Gazzetta dello Sport, troviamo un'intervista esclusiva al tecnico della Fiorentina Vincenzo Montella. Ecco i passi più significativi. Si parla della costruzione della squadra: “La proprietà voleva una squadra che divertisse. I Della Valle sono consapevoli che vincere è difficile, soprattutto in tempi brevi, dunque mi hanno chiesto di riportare la gente allo stadio. (…) Siccome le partite della mia squadra le devo guardare anch'io, preferisco avere a disposizione un gruppo che pratichi un calcio propositivo e offra perciò uno spettacolo godibile”.
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Montella: “Trattatemi da nemico”
“Da piccolo ero un diavolo. Le mie regole e i miei modelli” (COMMENTA)
Si parla poi del lavoro settimanale della Fiorentina: “Noi in palestra facciamo solo esercizi per la coordinazione. Per il resto lavoriamo sul campo, sempre col pallone. Un giorno, quando ormai ero a fine carriera mi madre mi chiese: “Ma tu non sei un calciatore? E non dovresti stare sempre con la palla tra i piedi”. Non sapeva niente di calcio, ma aveva capito tutto. La verità è che si può essere forti senza accrescere la massa muscolare. Ma se a un calciatore dici che, gonfiando i muscoli, diventerà più bravo in campo, quello aumenterà la muscolatura”.
Cosa manca alla Fiorentina per essere grande? “I 60 milioni di diritti televisivi che ballano tra noi e la Juve”. Sui suoi modelli e il paragone con Guardiola: “Lo hanno fatto forse perché io e Guardiola abbiamo giocato insieme alla Roma. Lui mi piace moltissimo, ma anche Mourinho, che è il contrario di Pep. Mou mi piace perché è uno diretto, dice quello che pensa e a volte anche quello che non pensa, se può aiutare la squadra. Ha una linea sempre uguale e si prende le sue responsabilità. Tutte”.
Quali sono le regole dello spogliatoio? “Disciplina. Puntualità. Concentrazione in allenamento. Le sedute durano poco, pretendo siano fatte a tutta”. Ecco la battuta sui telefonini... “E' una battaglia persa. Però quando i miei esagerano e io ho bisogno di soldi, partono le multe (risata)”.
Montella rivela poi che qualche giocatore gli dà ancora del “lei” e che invece vorrebbe più naturalezza, poi parla così dei suoi ricordi dei tecnici quando giocava: “Cosa mi dava fastidio? Quasi tutto. Un calciatore vede l'allenatore come un nemico. Ma quel nemico mi aiutava a tirare fuori il massimo”. E da allenatore, cosa dà più fastidio a Montella di un calciatore? “L'atteggiamento lagnoso quando resta fuori. Non sopporto quelli che mostrano insofferenza per una panchina borbottando, invece di lavorare più forte in allenamento per farmi cambiare idea”.
Infine, conclude parlando del carattere e della sua pacatezza: “Da piccolo ero l'opposto. Un vero diavolo. La mia strategia era aspettare fuori da casa mio padre che tornava alle dieci di sera dal lavoro in falegnameria. Lui era troppo stanco per arrabbiarsi, e mia madre, che tra i due era la più severa, non se la sentiva di suonarmele a freddo per quello che avevo combinato ore prima, quando ero scappato prima di prenderle”.
NIC.GRA.
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