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Montella e un incrocio particolare con Guidolin

L’esperienza di Francesco Guidolin contro l’entusiasmo di Vincenzo Montella. Il primo che nel maggio scorso voleva addirittura smettere per un po’ con il calcio, il secondo non riesce proprio a …

Redazione VN

L'esperienza di Francesco Guidolin contro l'entusiasmo di Vincenzo Montella. Il primo che nel maggio scorso voleva addirittura smettere per un po' con il calcio, il secondo non riesce proprio a starne lontano, passando dall'indossare la maglia di gioco alla giacca e cravatta di allenatore. E poi ancora, il tecnico dell'Udinese che Firenze l'ha solo sfiorata prima che i Della Valle virassero improvvisamente su Prandelli e l'Aeroplanino che in viola si appresta a vivere la sua prima stagione da protagonista su una panchina importante. Incroci, come quello di inizio estate, quando l'Udinese allarmata dalle parole di Guidolin («ho bisogno di fermarmi»), aveva pensato proprio a Montella, l'enfant prodige della scorsa stagione.

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Ma Guidolin sa che l'Aeroplanino lo conosce bene. Sia perché durante il corso per allenatori ha fatto visita all'Udinese per osservare da vicino le tecniche di lavoro, ma soprattutto perché quella tra Montella e Guidolin è una storia che parte da molto lontano. Era la stagione '91-'92 e l'attuale tecnico dell'Udinese aveva intrapreso da pochissimo la carriera di allenatore. Dopo le esperienze col Treviso e col Fano, era approdato all'Empoli, fucina di talenti ma anche trampolino di lancio per le panchine. Il campionato era quello di serie C e tra i giovani a disposizione c'era anche una piccola punta napoletana, un giovanissimo Vincenzo Montella che aveva esordito l'anno precedente tra i professionisti. Ma la sua era stata una fugace apparizione con una sola presenza in tutto il campionato. Fu allora Guidolin il primo a credere nelle sue potenzialità. In quella stagione Montella giocò 7 partite segnando i suoi primi gol tra i professionisti. Una media stratosferica per un ragazzo così giovane, ma solo l'inizio di quella che sarebbe stata la sua rincorsa ai goleador di sempre. «Aveva 16 anni e mezzo ma era già come adesso. Quando qualcuno sbagliava lui era lì pronto ad approfittarne. Sette presenze, forse neppure tutte partite intere, e quattro gol. Mi sono chiesto più volte se non ho sbagliato a non rischiarlo di più, per un po' fummo perfino in lotta per la promozione». (...)

Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino