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Montella anima della rivoluzione

È arrivato Andrea Della Valle, come ogni vigilia, per stare vicino alla squadra. Ma stavolta il cuore del patron batte un po’ più forte. E non solo perché quello che …

Redazione VN

È arrivato Andrea Della Valle, come ogni vigilia, per stare vicino alla squadra. Ma stavolta il cuore del patron batte un po' più forte. E non solo perché quello che comincia oggi è il decimo campionato dei fratelli marchigiani alla guida della Fiorentina, presa nell'agosto 2002 dalle macerie del fallimento e portata dalla C2 sino ai quarti di finale della Champions League. Ma anche perché lui e Diego, la Fiorentina l'hanno rivoltata da cima a fondo: dodici nuovi acquisti, sette potenziali titolari, cinque (o sei) in campo oggi contro l'Udinese. È una Fiorentina nuova, negli uomini e nello spirito, dopo due stagioni amare e complicate, piene di delusioni e colpi bassi. E anche sostenibile nel rispetto del fair play finanziario: il saldo negativo della rivoluzione, per adesso, è intorno ai sei milioni.

L'alba di un nuovo giorno, la speranza di riaprire un ciclo bello e felice, come lo è stato il precedente con Prandelli e Corvino. Una sfida affidata a Daniele Pradè, che di piazze bollenti se ne intende dopo aver gestito la Roma di Rosella Sensi. Il nuovo direttore sportivo la nuova creatura l'ha pensata e costruita insieme a Eduardo Macìa, silenzioso scopritore di talenti, con un solo obiettivo: ritrovare l'identità smarrita attraverso il gioco. Si può anche perdere, ma dopo aver provato a divertire la gente.

Ma il discorso è più ampio. E parte dal senso di appartenenza, che è quello dei tifosi, ma che deve coinvolgere la squadra. Ecco perché è arrivato Viviano, il portiere tifoso, nato a Fiesole e ultrà viola da sempre. Lui è il simbolo della ricostruzione insieme a giocatori di qualità, da Aquilani a Pizarro (presi a costo zero), passando per lo spagnolo Borja Valero (7 milioni), senza dimenticare l'esterno Cuadrado, in ritardo per via di un'operazione di appendicite, ma uno dei migliori giocatori dello scorso campionato. «Il nostro top player però sta in panchina e si chiama Vincenzo Montella», ripete sempre Pradè, che l'Aeroplanino lo ha voluto con tutte le sue forze. «Lui e Lupatelli sono gli uomini simbolo del nostro progetto e della volontà di riscatto». L'allenatore e il secondo portiere. La guida e l'uomo spogliatoio.

Montella è già entrato in sintonia con la proprietà, la città, i tifosi. «Sono emozionato, come lo ero prima della coppa Italia contro il Novara. Credo che l'Udinese sia l'occasione per alimentare l'entusiasmo che si respira in città». Ma è, al tempo stesso, la partita più difficile perché la giovane Fiorentina deve sopportare un carico di aspettative fortissimo. I tifosi invocano una partenza lanciata, i critici la inseriscono addirittura tra le candidate alla zona Champions e in qualche caso anche come possibile sorpresa nella corsa scudetto. Montella è più realista: «Intanto dobbiamo diventare squadra». Perché a Firenze sono ripartiti dall'anno zero; il gruppo è da amalgamare e troppi, fra i nuovi adepti alla causa, devono trovare la condizione migliore (tanto che oggi Aquilani è in ballottaggio con Romulo). In campo ci sarà Jovetic, che ancora tiene in ansia Firenze: va o resta? La volontà dei Della Valle è più forte dei milioni del City e delle proposte della Juve. Il montenegrino non si vende perché intorno a lui è stata costruita tutta la squadra e rifarla in pochi giorni sarebbe impossibile e perché cedere Jo Jo significherebbe rischiare di perdere la fiducia della gente, che è importante quando si parte per una nuova avventura. In uno stadio senza barriere per adesso in Maratona, ma progressivamente tutto all'inglese. Ora si aspetta la risposta dei tifosi: gli abbonati sono 11 mila, meno dell'anno scorso, e non ripagano gli sforzi. Servirebbe partire con il piede giusto, per dare un'altra spinta. Ma Montella diffida dell'Udinese, che sembra concentrata sulla sfida di coppa al Braga e potrebbe giocare senza Di Natale. I friulani, pur attuando il turnover, hanno un'anima e un'identità. Quella che cerca la Fiorentina.

Alessandro Bocci - Corriere della Sera