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Montella, ancora tu

Domenica prossima la prima volta di Montella da ex al Franchi

Redazione VN

Un predestinato? La carriera parla per lui. Un vincente? La storia darà la risposta senza fare sconti. Permaloso? un po’, ma chi non lo è. Vincenzo Montella - scrive La Nazione - è un napoletano atipico: ride poco, parla con voce sottile e con garbo dice sempre quello che pensa. Anche se i concetti possono essere scomodi e generare reazioni magari imprevedibili. Non si spiegherebbe altrimenti il divorzio con la Fiorentina, quando tutti pensavano che l’incrinatura tra lui e la dirigenza viola fosse una parentesi archiviata. Poi la notte tra il 6 e 7 giugno del 2015 l’epilogo di una storia iniziata tra anni prima con una ricostruzione difficile dopo le macerie rimaste prima dell’ormai celebre ‘cena della pernice’. Un D -day a tinte viola che alla fine ha fatto passare in secondo piano i risultati comunque di un certo livello ottenuti: tre quarti posti con un paio che profumano di Champions e rimasti a un soffio per tanti motivi. Eppure quel comunicato della società pesa ancora come un macigno sulla storia viola di Montella, perché l’esser «venuta meno la fiducia» lascia l’amaro in bocca. A tutti. «Ci saremmo aspettati dall’allenatore un comportamento più chiaro, più rispettoso e meno ambiguo nei confronti di una maglia, dei suoi tifosi e di una società che tanto gli hanno dato».

Questo il passaggio più pesante della presa di posizione della Fiorentina nei confronti dell’Aeroplanino che, salito da allenatore viola su un aereo destinazione Zanziabar (per le ferie estive), all’arrivo trovò sul cellulare una chiamata del procuratore. Telefonata che Vincenzo non pensava di dover ricevere, almeno non con l’idea di essere stato esonerato.

A interrompere l’idillio che sembrava infrangibile quella clausola rescissoria che l’allenatore non riteneva più giustificabile, mentre la società su questo si era da sempre mostrata irremovibile. Parlare di clausole voleva dire non fidarsi più della volontà della società di crescere ancora, salendo quel benedetto gradino che divide la buone stagioni dalle ottime. Dai riflettori ‘d’essai’ alle luci della ribalta. Nel mezzo una finale di Coppa Italia persa con il Napoli, ma anche 81 vittorie, 32 pareggi e 40 sconfitte. Un ruolino di marcia di tutto rispetto che incomprensioni più o meno grandi non potranno mai cambiare.