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Matri e non solo: una domenica di rivincite

Rivincite, riscatti, risvegli, riscoperte. All’ombra gigante della Juventus, il campionato offre una domenica ricca di spunti individuali, molto apprezzabili. Come rivincita, predomina quella dolce e avvelenata di Gasperini nei confronti...

Redazione VN

Rivincite, riscatti, risvegli, riscoperte. All’ombra gigante della Juventus, il campionato offre una domenica ricca di spunti individuali, molto apprezzabili. Come rivincita, predomina quella dolce e avvelenata di Gasperini nei confronti della (poco) sua ex Inter. Il Genoa non batteva i nerazzurri da vent’anni, dai tempi del professor Scoglio, e il gol di Antonelli ha fatto spuntare un fiore rossoblu nel pantano di Marassi. Per la soddisfazione doppia di Gasperini, dopo le polemiche della vigilia, anche se con stile dubbio («Senza Calciopoli, l’Inter non sarebbe tornata a vincere», aveva detto). C’è qualcosa di indonesiano che non sboccia, a Milano, un’identità vacillante, come se il cuore fosse scollegato dalla testa, ma forse è proprio così.

Un’identità, nel suo caso da uomo gol, ritrovata in fretta da Matri, nella prima volta in maglia viola. Due gol, le macerie rossonere subito alle spalle, nel suo caso commenti misurati senza scaricare le colpe sul suo precedente club («Continuo a prendermi le mie responsabilità») ma un bel sospiro di sollievo. Firenze ha il suo nuovo ‘bello del gol’, nell’attesa estenuante di Gomez, altro puntero-fashion, e con un pensiero sempre per ‘Pepito’. Il gran risveglio è quello di Rolando Bianchi, con i due gol al Napoli. Rivitalizzato nel passaggio da Pioli a Ballardini. «Ora sono focalizzato al cento per cento», ha detto, e se non è una minaccia, a Bologna possono cominciare a rivedere il giudizio sul giocatore.

Si è riscattato agli occhi stessi del Parma il solito Cassano, con un gol e l’assist nel finale per Lucarelli. «Dedico la vittoria ai compagni che mi sopportano e alla gente di Parma per farmi perdonare», ha detto. Resta stupefacente, e inguaribile, la sua capacità di parlare di se stesso come un persecutore del prossimo, non come un perseguitato come fanno in tanti, e comunque sempre pronto ad assolversi per primo, da qui all’eternità. Tutti nomi italiani, ai quali potremmo aggiungere Perin, Brighi, Immobile. Una boccata di ossigeno anche per Prandelli. Il ct era a Reggio per Berardi, ma ha visto soprattutto Immobile. In questo caso, forse, una riscoperta.

Alessandro Fiesoli - La Nazione