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Ma la Fiorentina ha dubbi sulla Mercafir

Lo stadio da solo non interessa ai Della Valle

Redazione VN

Una risposta ufficiale della Fiorentina alle parole del sindaco Matteo Renzi al momento non c'è. Ma di certo — e lo ha ribadito anche Andrea Della Valle domenica sera al Tg1 — il modello ideale per il club viola rimane quello della «Cittadella», presentato il 20 settembre 2008, oramai quasi quattro anni fa («il progetto è ancora nel mio cassetto», ha sottolineato il patron in tv). A giudizio della Fiorentina, infatti, l'unica soluzione che permetterebbe il salto di qualità — con un fatturato raddoppiato (o quasi) rispetto agli attuali 60 milioni — sarebbe un'area di 70-90 ettari che, oltre lo stadio, ospiti un centro commerciale con il meglio del made in Italy, alberghi, un museo, una downtown e un enorme parco giochi. Sull'area Mercafir, dunque, i dubbi rimangono, soprattutto sulle ricadute economiche del progetto.

Questo non significa che i Della Valle hanno intenzione di chiudere definitivamente le porte a un eventuale partecipazione al bando del Comune, ma secondo alcune simulazioni svolte dagli stessi tecnici della Fiorentina, un eventuale stadio a Novoli — da solo — porterebbe appena 4-5 milioni di ricavi all'anno. Quindi, se da un lato offrirebbe più confort agli spettattori rispetto al Franchi con una struttura moderna, coperta e circondata da servizi ad hoc, dall'altro non garantirebbe quel consolidamento del bilancio necessario alla squadra per scalare le classifiche italiane ed europee. Per costruire un nuovo stadio occorre, inoltre, un investimento di almeno 100 milioni di euro e il ritorno economico appare tutt'altro che immediato. Comunque la Fiorentina — che in questo momento è impegnata in una difficile ristrutturazione della squadra e del quadro dirigenziale — prima di prendere una decisione definitiva aspetterà di conoscere altri dettagli sul progetto da portare avanti nell'area Mercafir. Solo dopo un'attenta valutazione di costi e benefici (che non c'è ancora stata) i Della Valle, infatti, decideranno se partecipare o meno al bando di Palazzo Vecchio.

Antonio Montanaro - Corriere Fiorentino