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L’ultimo scoglio di JoJo si chiama Ramadani

Clima sempre più freddo tra società e agente del giocatore (COMMENTA)

Redazione VN

JOVETIC, l’ultimo piccolissimo dubbio. Anche se ormai tutti sono convinti che il ragazzo resterà. Molti gli indizi: una Fiorentina che è tornata ambiziosa. Il fatto che a metà agosto nessuno si è realmente fatto vivo con un’offerta all’altezza della clausola di rescissione (30 milioni) stipulata a suo tempo da una stretta di mano da Pantaleo Corvino e Fali Ramadani, procuratore di Jo Jo. E poi le parole spese da Andrea Della Valle. E anche quelle di Pradè e Montella, che hanno continuato a parlare col giocatore. Per farlo sentire importante, ma anche per fargli capire che la sua presenza a Firenze è un bene per tutti: per la squadra e per lui che, guidando un gruppo finalmente ambizioso e puntando al ritorno in Europa, in futuro può ottenere sicuramente di più di ciò che potrebbe afferrare adesso dopo un frettoloso addio. Beh, e allora perché è ancora impossibile cancellare quel piccolissimo dubbio sulla permanenza di Jo Jo? La risposta è questa: perché dal giorno della firma del rinnovo contrattuale di Jovetic e delle strette di mano con clausole annesse e connesse dentro casa Fiorentina è cambiato tutto. E se nei Corvino days Fali Ramadani e il suo referente italiano Sergio Berti, procuratore che non a caso i giocatori della Fiorentina chiamavano, scherzando, il direttore generale, al Franchi facevano un po’ come a casa loro, adesso le cose sono cambiate e questo, soprattutto a Ramadani, non va proprio giù.

Tanto per cominciare la nuova linea societaria ha cancellato vie preferenziali, anche se poi succede che siano gli stessi giocatori a saltare (o dover saltare) sul carro giusto al momento del bisogno (vedi Behrami, passato proprio alla scuderia di Ramadani poco prima di firmare col Napoli).

Cose non certo nuove, queste, nella logica del calcio mercato. Solo che Ramadani non sembra accettare volentieri il nuovo corso. Forse perché aveva già fatto la bocca all’operazione Jovetic-Juventus (e alla percentuale milionaria), nei giorni in cui la Fiorentina sembrava non contare più nulla sulla piazza del mercato. E mentre Berti resta in una posizione neutrale (il potentissimo procuratore di Montecatini ci tiene ai rapporti con la Fiorentina e, in fondo, Montella era un suo assistito), Ramadani “ordina” a Jovetic il silenzio stampa, impedendo di fatto che il ragazzo possa spiegare ai tifosi la situazione. Il che desta molte perplessità anche in società, tanto che molti si chiedono fino a che punto arrivi il potere di certi agenti sui loro clienti.

D’altra parte Ramadani, origini albanesi ma cittadino tedesco, proprietario di una catena di ristoranti e nove lingue parlate alla perfezione, è uno potente per davvero. I migliori slavi passano da lui (Markovic e Marin, per esempio, più tutti quelli di casa Fiorentina). In tutto la sua società controlla le procure di una cinquantina di giocatori e Jovetic, al momento, è la sua stella. E pare proprio che Ramadani stesso avesse lasciato intendere a quelli della Juve che la via sarebbe stata abbastanza facile, solo che non aveva fatto i conti con il cambio di marcia della proprietà, con quello del direttore sportivo e con il nuovo spirito che si è riacceso nel cuore di una società che non ha più voglia di essere trattata come specie di sparring partner: nè in campo, nè al momento di una trattativa di mercato. I dirigenti della Fiorentina dicono che pensare adesso alla partenza di Jovetic non avrebbe più senso. Ma nelle ultime settimane il lavoro più difficile è stato quello di togliere dalla testa del ragazzo tutti i condizionamenti che in qualche modo il suo procuratore aveva costruito tessendo la tela. Fortuna che Jo Jo è un bravo ragazzo, altrimenti sarebbe stato tutto più complicato. E mentre si cerca il compagno ideale per lui (l’ultimo nome è quello di Van Wolfswinkel, punta dello Sporting Lisbona) Pradè spera solo che Ramadani si sia messo l’anima in pace per poter così chiudere la faccenda e spingere il tormentone un bel po’ più in là.

Benedetto Ferrara - La Repubblica