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Luca, il giro infinito del centravanti bello

Certi giocatori non finiscono, fanno dei giri immensi ma poi ritornano. Così, dopo essere passato per Monaco, Roma, Genova, Torino e Dubai, rieccolo un’altra volta davanti a noi in maglia gialloblu, …

Redazione VN

Certi giocatori non finiscono, fanno dei giri immensi ma poi ritornano. Così, dopo essere passato per Monaco, Roma, Genova, Torino e Dubai, rieccolo un'altra volta davanti a noi in maglia gialloblu, con la voglia di riscatenare a Verona i «toni e furmini» che riempirono anni fa il cielo fiorentino d'una pioggia benefica di gol. Lucatoni tuttattaccato non è un nome e cognome ma una suggestione. Come marcorossi rappresenta l'idea del tradimento alla causa e iltanquesilva il prototipo dell'attaccante che non segna nemmeno a pigiarlo, lui identifica il centravanti boa. Quello che da solo affronta l'intera difesa avversaria per poi farla saltare in aria con una rete esplosiva. Un Pietro Micca in pantaloncini corti e parastinchi. Una punta risorgimentale per fierezza e ardimento, magari con una dose eccessiva di lamentìo visto che ogni volta che lo sfiorano sembra come colpito da un dardo divino: Zabaione / Minestrone / Simulazione / Luca Toni sei per me / Numero Uno, diceva la canzone a lui dedicata quando sbarcò in Baviera. Ma non è certo dai dettagli del piagnisteo che si giudicano i calciatori italici, altrimenti...

Così come il prete di Goffredo Parise, anche Lucatoni potrebbe ispirare un romanzo: «Il centravanti bello». Ovvero: la storia di un attaccante che in qualche modo nel passato è stato avversato dal suo aspetto. Successe a Firenzuola, stagione '97-'98, quando il mago del calcio-spumalcedro Alberto Cavasin, per giustificargli l'esclusione a scapito di Millesi, sentenziò: «Tu sei troppo bello per giocare al calcio». Forse anche per rivalsa a ciò, la sua idea di football non ha mai incarnato la Grazia, preferendo la Forza. Un centravanti metallurgico, sgraziato ma efficace come una betoneria, produttore di reti in serie e per questo legittimato, lui sì, a scriversi sulla maglia «31 sul campo». I gol che nel 2006 gli valsero la «Scarpa d'oro». Un inchino. Certi giocatori non finiscono, dicevamo. E Lucatoni appartiene di diritto alla categoria. Quante volte i Cavasin di turno hanno scosso la testa su di lui. Oramai è un palo della luce costoso, dissero in sostanza a Monaco quando, ironia del destino, gli preferirono Mario Gomez. Oramai è solo un palo della luce, dissero poi alla Roma, al Genoa e alla Juve, lasciandolo andare via dopo solo un pezzo di stagione. Sarà mica un palo della luce? fu anche il dubbio dei tifosi viola quando Andrea Della Valle andò a ripescarlo dal Dubai. Uomini di poca fede calcistica! Lui, passata la soglia dei 35 anni, ha smentito tutti, illuminando sì, ma per i suoi gol senza età: 8 in maglia viola due anni fa, addirittura 20 al Verona lo scorso anno, che lo hanno fatto diventare il miglior marcatore di sempre dell'Hellas. Roba che riscalda il cuore arido del calcio.

Per questo oggi, quando sbucherà sul prato del Bentegodi con i suoi 298 gol sulle spalle, molti tifosi viola avranno un sentimento doppio. Da una parte faranno gli scongiuri, fischiandolo, perché non gonfi di nuovo la rete. Ma dall'altra un po' di tenerezza la solleverà il vedere questo vecchio gladiatore d'area di 37 anni, cercare con ostinazione da adolescente l'ebbrezza senza prezzo e senza tempo del gol. Perché nel calcio certe emozioni non finiscono. Se poi fanno giri immensi, quando ritornano sono ancora più forti.

Stefano Cecchi - La Nazione