Del suo futuro non se ne parla, al limite ci si può sospirare su. Guillermo Cuadrado è uno spettacolo vivente, e anche un dolcissimo tormento. Un dubbio che però resterà tale ancora per un po’. E allora perché farsi del male? A cosa serve sfogliare la margherita quando tutto è ancora da decidere? Già. E poi Adv è stato chiaro: non parliamo di mercato fino alla finale di Coppa. E Adv ha ragione, non si parla di mercato, si parla semplicemente del ballerino operaio, dell’artista faticatore: di lui, il ragazzo che mette insieme leggerezza e sacrificio.
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Lo spettacolo vivente di Guillermo tuttofare
L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara sul colombiano
E anche gol e giocate che ti fanno vincere le partite in scioltezza o quasi, come quella con l’Udinese: una rete, un rigore conquistato e una traversa che ancora balla il reggae. Mitico Guillermo, sempre in prima fila a sbattersi. Per la maglia, chiaro, e per tutti quelli che amano il pallone. Ha quasi ventisei anni. E’ giovane, ma non è più un ragazzino. Eppure è ancora lì che dribbla qualsiasi certezza: sul ruolo, per esempio. E sul futuro.
Perché Cuadrado è tutto. Ha giocato terzino, ha giocato esterno di centrocampo. E poi punta allargata. Corsa, guizzo, scatto da fermo, dribbling sulla destra, sulla sinistra, doppio passo e botta da fuori che ti fa secco. Il tutto, e qui viene il bello, senza fiatare. E comunque sempre su e giù sulla fascia. No, aspettate, perché il colombiano ha anche giocato seconda punta. Già, questa gli mancava. E sempre con la stessa dedizione. E con lo stesso sorriso stampato in faccia. Cuadrado si diverte. E con lui si divertono tutti: tifosi, compagni, allenatore e dirigenti. E intorno alla sua posizione in campo si aprono dibattiti. Quelli che sostengono che se parte da dietro può diventare il numero uno al mondo, quelli che ribattono che da attaccante risparmia energie per ribaltare le difese avversarie.
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