Che storia pazzesca. Toni fa ballare i muscoli e aspetta che Ljajic lo raggiunga. Poi entra. Ed è un tuffo al cuore. Sì. Come incontrare di nuovo un antico amore, incrociare gli occhi di una storia mai finita per davvero. E' che sono passati gli anni, e non ci avevamo più pensato. E' che nel frattempo sono successe troppe cose. Poi però vedi che il ragazzone è lì, col trenta sulle spalle, sotto un cielo azzurro intenso di fine estate.
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L’emozione di un gioco che riempie gli occhi
Il commento de La Repubblica a firma Benedetto Ferrara
Dite la verità: che botta al cuore. Non cercavamo emozioni? Sarebbe già bastata questa. Solo che qui c'era voglia di esagerare: due minuti e dieci secondi e Luca Toni la mette dentro e la manina che ruota e lo stadio che impazzisce. A noi piace così, quando lo stomaco ci salta in gola. Luca Toni è un pezzetto della nostra vita. Non esagerato, ma intenso. Ora soffre di più, e fatica di più. Però intanto si è fatto trovare solo davanti al portiere da uno Jovetic sempre più concreto e decisivo. Anche lui vale molte emozioni. Perché tutta la fatica fatta da questa squadra testarda che vive per prendersi la metà campo avversaria è stata messa a frutto da un'idea geniale di un fuoriclasse vero. Jovetic vede il portiere che si sposta e mette la palla nello spazio lasciato libero. Piedi magici e cervello raffinato.
Che gli vuoi dire a Jo jo? Certo, con una spalla a tempo pieno un po' più concreta sarebbe più facile. Un po' dispiace vedere tutto questo gioco spesso finire nel nulla. Ma finchè Jovetic riesce a fare i due mestieri (inventore e realizzatore) tutto va bene, soprattutto se la gestione di Toni funziona come deve. E stavolta, come detto, è andato tutto come sognavamo che andasse. L´importante è trovare di volta in volta la soluzione migliore per concretizzare quel meraviglioso lavoro del centrocampo. Perché, anche se meno cinematografico del ritorno di Toni (che sembra un film per davvero), vedere il gioco di questa squadra riempie gli occhi. Dai cambi di campo, alla gestione del ritmo, arrivando agli inserimenti sia degli esterni che dei centrocampisti, si capisce che di idee qui ce ne sono molte e anche che i margini di crescita sono parecchi.
Senza dover ricordare il peso del cervello di uno come Pizarro o la personalità di Borja Valero, ci piace anche ricordare che manca ancora Aquilani e che, soprattutto, questa Fiorentina si diverte davvero a giocare a pallone. Dettaglio, questo, prezioso come un assist di Jo Jo. Insomma, abbiamo raccolto molte emozioni in una domenica di metà settembre.
E l'ultima è davvero speciale, perché è la sintesi tra la grinta di un giocatore e il genio creativo di una città. Naturalmente parliamo di Facundo Roncaglia, nome da romanzo di Garcia Marquez e vero rottamatore di intenzioni di giocate altrui. Il nome, l'aspetto da duro vero e quel modo di giocare da stopper senza paura del tempo che fu ne hanno fatto un idolo prima sul web e adesso pure in campo. Il fatto è che esistono gli idoli geniali e poi i simboli della forza interiore. Sono estremizzazioni potenti della fantasia. Immagini quasi letterarie o comunque immaginifiche. Poesie di strada che Firenze si trasmette al bar o su twitter. E, in fondo, anche questo ci racconta che la Fiorentina è piena di storie e di emozioni: tutta roba da conservare e coltivare. Nei giorni di sole e di luce. E anche quando le nuvole ci passeranno minacciose sulla testa.
Benedetto Ferrara - La Repubblica
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