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Le quattro vite del Loco Vargas. E una lettera

Il saluto del peruviano ai tifosi della Fiorentina. Dal sinistro magico al recupero di Montella, fino a diventare capitano. Una bella storia in viola

Redazione VN

Sei anni, venticinque gol e una marea di tatuaggi su quei 183 centimetri di muscoli che — a dire il vero — in alcuni momenti della sua storia in viola un po’ mollicci lo sono anche stati. (...)

Sei anni si diceva, durante i quali non si è visto un solo Juan Manuel Vargas, ma almeno quattro (più il famoso cugino che il 23 gennaio del 2011 guidava il Porsche Cayenne capottato al Poggio Imperiale). Per sintetizzare: il fenomeno che nei primi due anni (2008-2009) alla Fiorentina incanta tutti con un sinistro elegante e potente, con cross precisi per la testa degli attaccanti (soprattutto Gilardino), con saette imparabili da trenta-quaranta metri; il giocatore normale che gioca sia da terzino che da esterno alto, passando dai sette ai quattro in pagella al ritmo di una baciata; il fantasma appesantito dalle notti brave e dagli intrighi d’amore (in Perù per mesi le riviste hanno insistito sulla love story con la coniglietta di Playboy Tilsa Lozano); infine il calciatore trentenne recuperato da Montella, in grado di essere leader in campo e nello spogliatoio, indossando più volte la fascia di capitano.

Tutto e il contrario di tutto, insomma. (...)

A Firenze è arrivato nell’estate del 2008 da Catania, 12 milioni di euro e la voglia di consacrarsi nel calcio che conta con Prandelli in panchina. Insieme ai vari Mutu, Frey, Gilardino è stato uno dei punti fermi di una Fiorentina bella ed esaltante, capace di andare a vincere ad Anfield e di uscire dalla Champions solo per colpa dello scandaloso arbitraggio di Ovrebo.

«Cari fratelli viola», comincia così il suo messaggio che ieri ha fatto il giro dei social, rilanciato anche dai profili ufficiali della Fiorentina. Quasi a voler ribadire la sua fedeltà alla religione gigliata, nonostante un addio di cui avrebbe volentieri fatto a a meno. (...) Dopo aver trascinato il Perù al terzo posto in Copa America (sconfitto in semifinale dai padroni di casa del Cile), a Siviglia lo ha accolto Eduardo Macia, uno degli artifici — insieme a Montella — della sua rinascita. «Sono pronto ad affrontare con umiltà la nuova avventura», ha detto Juan Manuel ai media spagnoli. E chissà quanto «loca» sarà questa sua nuova vita.

Antonio Montanaro - Corriere Fiorentino