stampa

Le finte infinite di Guillermo

Scriveva Edilberto Coutinho (il romanziere non l’ala del Liverpool) che «i dittatori passano, passeranno sempre. Ma un gol di Garrincha è un momento eterno». Forse anche per questo quando oggi sbucherà …

Redazione VN

Scriveva Edilberto Coutinho (il romanziere non l’ala del Liverpool) che «i dittatori passano, passeranno sempre. Ma un gol di Garrincha è un momento eterno». Forse anche per questo quando oggi sbucherà dal tunnel con l’11 sulle spalle e, in fronte, il sorriso di chi sembra arrivare direttamente dalla Città della Gioia, tutti i cuori viola romantici si augureranno non sia per l’ultima volta.

Perché Juan Guillermo Cuadrado da Necoclì, paesone disteso ad asciugare la vita sul golfo di Uraba in Colombia, in fondo cos’altro è se non il Garrincha della Fiorentina? L’uomo che, nell’ortodossia del tiqui taka montelliano, rappresenta l’eresia, il fattore scombinate? (...)

Come Garrincha, però, quando Guillermo si scatena sulla linea dell’out in cerca di gloria e di una fuga elettrica a fulminare il terzino avversario, sembra davvero avere la capacità di volare della «vespa», il suo soprannome («Me l’ha dato Toni e a me è piaciuto»). Un giocatore quasi inconsapevole del suo genio, sensuale e artistico, capace di comprimere insieme leggerezza e potenza. (...)

Per questo, se davvero il Barcellona o qualche altro club di sceicchi indecorosi se lo porterà via con la forza degli zecchini d’oro (e dunque quella di oggi col Toro sarà la sua ultima gara con la Fiorentina), una nuvola passerà a oscurare i cuori dei romantici in viola. Le grandi squadre si possono fare anche vendendo i talenti migliori e poi reinvestendo il guadagno (l’Atletico Madrid in ciò è un modello luminoso). Ma oggi, pensare a una Fiorentina anche con Rossi e Gomez ma senza più il volo trasgressivo della Vespa, è come pensare a Rossini senza una fuga di archi, James Bond senza le sigarette esplosive o il lancia dardi da polso. Roba che può affascinare lo stesso ma senza più la dimensione fanciullesca del sogno. Che nel calcio, come nella vita, magari non porta a niente, ma è la maniera migliore per vivere una passione.

Stefano Cecchi - La Nazione