A vent'anni, con la maglia dell'Atalanta, segnò cinque gol alla Juventus in due partite (andata e ritorno) di Coppa Italia. Già solo per quest'impresa poteva diventare l'idolo dei tifosi viola. Invece tra Andrea Lazzari — bergamasco, con un passato da ultrà della Dea — e la Fiorentina la scintilla non è ancora scoccata. Nonostante lui, con quell'andatura spenzolante, l'impegno in campo ce l'abbia sempre messo (anche tra i mugugni della Fiesole per qualche passaggio sbagliato di troppo).
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Lazzari il freddo in cerca della scintilla (nonostante Roma)
Storia di un giocatore che può ancora far innamorare Firenze
Faccia da bravo ragazzo, passo un po' ingobbito (conseguenza di una scoliosi adolescenziale), il centrocampista della Fiorentina è arrivato a fine estate scorsa con tante speranze (sue e di Mihajlovic) e forte della stima del ct della Nazionale Cesare Prandelli. Ma a ventotto anni (li compie il 3 dicembre) Andrea ora l'azzurro lo vede solo in tv. Colpa di una stagione maledetta, con tre allenatori diversi, pugni in campo e urla negli spogliatoi. Anche se lui, la pedina di cui Delio Rossi non riusciva proprio a fare a meno («troppo prezioso tatticamente») non ha mai dato l'impressione di vivere le difficoltà con particolare apprensione. Ha sempre tirato dritto, come se fosse impermeabile alle pressioni di una piazza turbolenta. Non si è scomposto nemmeno quando — insieme a Ljajic — è stato visto dai tifosi, a notte inoltrata, in discoteca dopo la partita di coppa Italia contro l'Empoli e soli a tre giorni da una gara di campionato. D'altronde Lazzari non è di quei calciatori genio e sregolatezza. Tuttaltro. Prima di firmare il contratto da professionista con la squadra della sua città, ha fatto il magazziniere per una ditta di erboristeria: studiare non gli è mai piaciuto, frequentava l'istituto agrario ma è stato bocciato al primo anno.
Ha esordito in serie A da titolare a San Siro contro il Milan, squadra dove avrebbe potuto giocare se solo Cellino — appena due anni fa — non avesse puntato i piedi e dove, invece, è approdato il suo amico Montolivo. Riccardo e Andrea si sono conosciuti — insieme con l'altro ex viola Pazzini — ai tempi delle giovanili dell'Atalanta e in questi dieci mesi di permanenza fiorentina il loro rapporto si è rinsaldato. In fondo, nel finale di stagione, i gol decisivi per la salvezza hanno proprio la firma dei due ex atalantini. In particolare quello di Lazzari all'Olimpico contro la Roma, al novantesimo, ha regalato al popolo viola una delle poche vere gioie di un campionato sciagurato.
Ora il futuro di Andrea è scritto in una busta. Neanche troppo pesante, pare. Lui è lì che aspetta — con freddezza tutta orobica — un'altra occasione. Anche solo per provare a ripetere quella tripletta contro la Juventus che lo ha lanciato nel calcio dei big e che a Firenze poteva farlo diventare una bandiera. Peccato che — almeno fino a oggi — non sia andata così. Ma tempo ce n'è ancora.
Antonio Montanaro - Corriere Fiorentino
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