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La telecamera cambia mira in Serie A: più spettacolo e meno falli

I passaggi più interessanti dell'articolo della Gazzetta dello Sport

Redazione VN

Meno falli più gesti tecnici, meno polemiche più abbracci, meno ultrà più famiglie. Questa è la stagione di una piccola, grande rivoluzione: è cambiato, sta cambiando radicalmente il racconto televisivo del campionato. Ora è la Lega a gestire i registi e i produttori impegnati sui campi di Serie A, è la Lega a controllare la “linea editoriale” del prodotto. I broadcaster che trasmettono le partite in diretta, Sky e Mediaset in Italia, hanno ovviamente la possibilità di integrare la produzione con telecamere riservate ma quello che è il cosiddetto segnale internazionale, unico per gli oltre 200 licenziatari in tutto il mondo, è in mano alla Lega. E la Lega, in quanto ente organizzatore, ha tutto l’interesse a valorizzare il prodotto e a promuoverlo all’estero ripulendolo di ogni possibile macchia. La Lega ha arruolato Popi Bonnici, per trent’anni regista di punta del calcio a Mediaset e poi messosi in proprio, in qualità di supervisore per selezionare, formare e designare i team da spedire negli stadi (...)

I primi cambiamenti si sono già notati nelle prime giornate di campionato. I registi evitano di riprendere razzi o fumogeni nelle curve e indugiano sul placido pubblico delle tribune: per vendere il prodotto è meglio mostrare un papà e una figlia sorridenti che un energumeno sulla balaustra. Per quanto possibile, si evitano le inquadrature di spalti vuoti: davvero un’impresa visto che l’indice di riempimento degli stadi è del 56%. E sul campo? Bonnici ha catechizzato a dovere i registi: «Evitate inutili replay di falli a centrocampo, esaltate la bellezza di certi gesti tecnici, riproponete i gol sin dalla nascita dell’azione in modo che il telespettatore possa apprezzare l’abilità in un passaggio o un movimento». Particolare attenzione alle clip sui giocatori: non si cederà alla tentazione di mostrare un volto sanguinante o una gamba spezzata, ma ci si sforzerà di pescare gli episodi di fair play, magari un abbraccio o una stretta di mano tra avversari dopo uno scontro.