Povero signor G, tirato fuori dopo nemmeno un’ora, applaudito solo quando è uscito dal campo. Che tristezza vedere Gomez così. Solo e dimesso. Ancora in ritardo di condizione, ma pure senza una squadra che gli dà una mano. Arranca, corricchia, non tiene palla, non trova mai lo spazio e il tempo. E su quel cross perfetto di Aquilani sbaglia tutto e si accartoccia su se stesso. Immagine impietosa di un campione in evidente difficoltà. E a cui Montella ha mandato un segnale forte e chiaro: non è più intoccabile. La sostituzione dopo undici minuti del secondo tempo è lo specchio di una squadra ancora in cerca di una sua dimensione. Proprio come super Mario, uno che guadagna oltre quattro milioni netti all’anno, che ha passato la sua prima stagione viola a guardare gli altri giocare e adesso è in cerca di rivincite. Che non trova. Non ancora, almeno. «Gli basta un gol e si sblocca» continua a ripetere Montella.
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La solitudine del signor G, l’attaccante che nessuno aiuta
Applaudito soltanto alla sostituzione, l’inizio di stagione difficile del tedesco
Ieri Gomez si è ritrovato in una dimensione nuova, in mezzo a Cuadrado e Babacar, uno che conosce appena. E con una Fiorentina con poco equilibrio e poche idee. Nel primo tempo solo Aquilani ha fatto vedere qualcosa di interessante, ma va detto che lì davanti di palloni giocabili ne sono arrivati pochi. C’è ancora tanto da fare. E il problema non è solo Gomez, anche se poi Montella ha fatto fuori lui per mettere dentro Bernardeschi. Scelta coraggiosa, non c’è dubbio. Ok i giovani, però l’esperienza del tedesco può sempre far comodo. Evidentemente il tecnico aveva in testa altre cose, e ha preferito tenere Babacar e rinunciare a Gomez. Ci sta. La questione però è un’altra: per puntare al terzo posto, obiettivo ribadito ieri da Andrea Della Valle, la Fiorentina deve assolutamente recuperare Gomez. E questo è compito di Montella. Non basta dire, come ha fatto anche Pradè, che con un gol si sblocca e torna tutto a posto. Bisogna metterlo nella condizione di segnarlo quel gol.
Dunque il problema c’è e va risolto in fretta, perché senza Rossi diventa Gomez il principale terminale offensivo. Gli altri possono dargli una mano, però il grosso del lavoro lo deve fare lui. L’ansia Champions di Adv passa dai suoi piedi. E dai suoi gol. Dettaglio niente affatto marginale nella costruzione del progetto Fiorentina.
Contro il Genoa sono mancati i cross. A destra non c’era nessuno e a sinistra Alonso si è fatto vedere solo un paio di volte. Meglio con Pasqual. Poca assistenza anche da Cuadrado, che ha cercato più che altro la soluzione personale. Soltanto Aquilani ha provato a dare una mano a Gomez. Un bel cross (al 15’ del primo tempo) e qualche buon pallone, ma è finita lì. Troppo poco per sfruttare le qualità del centravanti tedesco, che da parte sua non ha fatto niente o quasi per cercare una soluzione al gioco senza sfondo della Fiorentina. «Era dispiaciuto» racconta chi lo ha incrociato negli spogliatoi.
E il problema non è la sostituzione, ma questa strana apatia sotto porta, questa specie di maleficio sulla stagione del riscatto. Due partite, zero gol. Povero signor G deluso e amareggiato, ma sempre al centro di tutto. «Gomez ha la fiducia della squadra, dell’allenatore e della società». Intanto si accomodi in panchina, un’oretta contro il Genoa può bastare. Ci rivediamo giovedì sera, in Europa League. Magari la notte (si gioca alle 21.05) porta consiglio. E forse anche il primo gol. Basta quello e Gomez si sblocca.
la Repubblica
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