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La sobrietà travolta dai club vincenti e indebitati

L’Associazione calciatori facendoci sapere che gli stranieri in Italia sono ormai quanto gli italiani, ha fornito tra le righe un dato molto più grave e importante: che i tesserati in …

Redazione VN

L'Associazione calciatori facendoci sapere che gli stranieri in Italia sono ormai quanto gli italiani, ha fornito tra le righe un dato molto più grave e importante: che i tesserati in serie A sono 757, cioè 38 a squadra. Questo significa che ogni società in media paga due squadre ogni stagione, una che la domenica gioca o va in panchina e una che sta a guardare. Se l'Associazione avesse fatto un po' di conti avrebbe scoperto che quasi l'intero deficit annuale del calcio è fatto dagli stipendi dei calciatori che non giocano. Il problema non è dunque la nazionalità del calciatore, ma il fatto che i calciatori siano in ogni squadra quattro per ogni ruolo.

È questa la grande calamità che il mercato non può aiutare a risolvere. Se ci sono troppi calciatori, nessuno compra e nessuno vende davvero. Il numero non cala mai. Per tentare di uscirne molti club hanno cominciato a regalare i giocatori. Julio Cesar e Forlan sono gli esempi più attuali, ma alcuni pensionamenti importanti al Milan hanno avuto la stessa origine. Per alleggerire i monti-ingaggi, molte società lasciano andare in scadenza i contratti, anche quelli importanti. La crisi economica ha fatto il resto, si è abbattuta infatti sul calcio da due direzioni opposte: dalla parte del consumatore (lo spettatore-tifoso) e soprattutto da quella dell'imprenditore presidente che ha visto entrare in difficoltà la sua attività originale, quella vera, che gli permette di divertirsi con il calcio. Tutto questo sta producendo alcuni risultati importanti. Un parziale livellamento tecnico inevitabile e un abbassamento dei compensi dei calciatori quasi sconosciuto.

Negli ultimi vent'anni, dalla legge Bosman che ha aperto le frontiere, all'inizio dei pagamenti per i diritti televisivi, gli stipendi dei giocatori sono andati crescendo senza limiti. Ogni nuova entrata è sempre finita nelle loro buste paga. Per la prima volta adesso si sta cercando di mettere un freno, non solo in Italia. In tutta Europa il mercato è decisamente fermo. Anche Van Persie è sempre lì. Per la prima volta anzi si pensa di cedere i migliori pur di ridurre le spese (la vecchia sindrome Ibrahimovic). È una grande novità che sarà però travolta dalla forza senza limiti di sceicchi e petrolieri, una decina di società che vogliono e possono rilanciare sempre. Questo fa pensare che anche nei prossimi anni non vincerà il migliore ma il più ricco. Non il più bravo ma solo chi potrà ancora indebitarsi liberamente.

Mario Sconcerti - Corriere della Sera