A un certo punto non ci ha capito più niente neanche lui: tutto sembrava girargli contro, anche se Firenze non ha mai smesso di seguirlo con un affetto che sembrava inspiegabile. Forse i diciotto mesi più difficili della vita calcistica di Lorenzo De Silvestri si sono conclusi a Milano, quando sulla fascia destra della Fiorentina è improvvisamente sbocciato un nuovo giocatore, più forte anche della grande promessa arrivata nell'ultima stagione di Prandelli.
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La rinascita del Rambo buono
A un certo punto non ci ha capito più niente neanche lui: tutto sembrava girargli contro, anche se Firenze non ha mai smesso di seguirlo con un affetto che sembrava …
In un anno e mezzo il mondo per lui si era come rovesciato: sembrava impacciato, incapace di giocare a calcio e perfino la sua corsa, così poderosa nei momenti d'oro, si era fatta macchinosa. Il grande merito di Lorenzo, Lollo per gli amici, è stato quello di non perdere la testa e non dare le colpe agli altri. Dotato di un forte senso di autocritica, rarissimo nel mondo del calcio, ha scavato dentro di sé fino a farsi male. Ha toccato il fondo un paio di mesi fa e forse a San Siro è cominciata la sua risalita, con una partita quasi mostruosa, una specie di Maicon italiano, con Zambrotta fatto a fette e con Delio Rossi che quasi non credeva a quel che vedeva.
Per capirci qualcosa in più bisogna conoscere il mondo di De Silvestri, partendo dal suo fortino inespugnabile, la famiglia. Un gruppo indivisibile, una sorella adorata, nessuno che però gli abbia mai fatto sconti e sono loro a dargli dopo le partite i voti più bassi. Al babbo Roberto e alla mamma Angela non è mai importato niente che Lorenzo facesse il calciatore: da bambino lo avevano iscritto a una scuola di sci di fondo e fino ai 12 anni Lorenzo ci ha dato dentro come un matto sulle piste innevate. Poi ha provato altri sport non certo leggeri come il nuoto, la pallanuoto ed il rugby, anche se il cuore dei genitori batteva soprattutto per l'atletica leggera. A Lorenzo però il calcio è sempre piaciuto più di ogni altra cosa, ma per avere il via libera per «provarci» ha dovuto promettere di prendere perlomeno il diploma di scuola superiore, traguardo poi brillantemente raggiunto senza perdere nemmeno un anno.
Il resto della storia è noto a tutti, con l'ascesa nelle giovanili della Lazio, l'esordio in serie A, le grandi speranze avvelenate dalla litigata furiosa con Lotito, che nel 2009 lo mise ai margini della prima squadra. Quello che è meno noto è il suo rapporto con Delio Rossi, che nelle stagioni laziali decise di seguire da vicino quel ragazzone della primavera fermandosi spesso una quarantina di minuti al termine degli allenamenti per spiegargli ogni giorno qualcosa in più. Un vero colpo di fortuna per De Silvestri ritrovare Rossi a Firenze, anche se ci sono voluti quasi quattro mesi per vedere dei miglioramenti.
Nel frattempo un gruppo di amici fiorentini piuttosto numeroso lo ha sempre sostenuto, senza mai voltargli le spalle. Sono quelli iscritti al suo viola club, intitolatogli con discreta fiducia in zona Firenze Sud. In tempi di tecnologie sempre più avanzate il quasi ventiquattrenne romano è uno dei più accaniti utilizzatori di Twitter. In pratica è come se fosse sempre «sotto controllo»: si sa per esempio che il giorno dopo il trionfo di Milano è andato al cinema a vedere «Quasi amici» e che il film gli è molto piaciuto. Sabato sera, durante il viaggio di ritorno verso Firenze aveva ringraziato tutti e poi a casa si è messo a dialogare con Camporese sulle emozioni appena passate. E sempre su Twitter ha parlato benissimo di Boruc, ha smentito in estate l'addio alla maglia viola, ha salutato quasi commosso la partenza di Gila. Innamorato perso di Firenze, in gennaio ha detto di no ad un possibile trasferimento a Udine: non voleva andarsene in quel modo, da perdente, e adesso si sta prendendo qualche rivincita. Certo, in alcuni momenti sembrava davvero un pulcino bagnato e a dispetto del fisico imponente faceva quasi tenerezza. Ora che ha ricominciato a correre con il vento a favore, dovrebbe avere imparato come si fa a non fermarsi più.
David Guetta - Corriere Fiorentino
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