«Figlio mio, resterai nel mio cuore: il tuo bellissimo sorriso sarà sempre dentro di me». L’epitaffio di un ragazzo «normalissimo», strappato alla vita dalla cancrena delinquenziale degli stadi, è scavato nella roccia da una mamma coraggio, donna di straordinaria compostezza, nuova icona meridionale di forza interiore, pudore e sobrietà, cui la vita ha riservato il dolore più forte: la perdita di un figlio, suo figlio, in fondo ad una devastante agonia. Antonella Leardi stringe al petto la foto di Ciro e non ha più lacrime: ha il volto scavato dal sonno e gli occhi intensi, che raccontano oltre le parole.
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La mamma di Ciro: “Basta violenze. ADL squisito”
«Figlio mio, resterai nel mio cuore: il tuo bellissimo sorriso sarà sempre dentro di me». L’epitaffio di un ragazzo «normalissimo», strappato alla vita dalla cancrena delinquenziale degli stadi, è scavato …
Signora Esposito, qual è il messaggio che si sente di trasmettere in questo momento così doloroso e difficile?
«Dico innanzitutto che il nome di mio figlio non dovrà mai essere utilizzato a fini di violenza, insulti o gesti di inciviltà. Nel suo nome voglio che si facciano solo cose belle. E lo sport deve essere una cosa bella».
Non le appartengono, è evidente, sentimenti di odio, vendetta…
«No, affatto, né a me né alla mia famiglia. Quello di mio figlio non dev’essere un sacrificio inutile, il calcio non deve più essere violento. Ho perso parte della mia vita, a nessuno deve capitare una disgrazia come questa».
Lei ha vissuto 53 giorni al capezzale di Ciro: ha provato la speranza e poi l’angoscia...
«Ho vissuto tutte le ore, i minuti, gli attimi, la paura, la gioia, la speranza di un miracolo, la disperazione, c’è stato tutto. Ma io con mio figlio sono stata fino all’ultimo. E con me tutta la mia famiglia e i suoi amici».
(...)
Vi ha chiamato il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis?
«Eccome. Mi ha telefonato e si è messo a disposizione, dicendo che noi facciamo parte della famiglia del Napoli. Ma non è stato grande solo a parole, ha pagato le nostre spese di albergo, ci ha aiutato coi fatti. Vuole pagare anche le spese del funerale di Ciro. E’ stato squisito».
Chi era Ciro, signora?
«Un ragazzo normalissimo, che amava la vita e i viaggi, e che sperava di tornare nel suo quartiere, che tanto amava, e dai suoi amici».
(...)
E’ vero che Ciro, davanti alla foto di Daniele De Santis, accusato numero uno per avergli sparato i proiettili fatali, ha annuito col capo in un momento di lucidità, indicandolo quale colpevole?
«Non ha annuito solo col capo, ha parlato, l’ha riconosciuto subito. Ha detto in napoletano “Questo è o’ chiattone e’ merda che mi ha sparato”. Ha ricordato tutto. Lo posso dire e lo dirò alle autorità competenti. Mio figlio ha riconosciuto il responsabile di questa tragedia».
Teme ritorsioni e vendette?
«Io prego: che nessuno si vendichi. Non aggiungiamo violenza a violenza. La vendetta non serve, la giustizia sì e sono sicura che l’avrò. In nome dei ragazzi che amano la vita».
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