POTEVA finire 3 o 4 a zero. E questo è chiaro a tutti. Invece i tre punti sono arrivati lo stesso, ma con un golletto, il che ci deve far ragionare sulla concretezza di questa squadra. Un ragionamento che però forse non ha nemmeno più troppo senso, perché il primo a sapere che le partite come queste vanno chiuse per non rischiare la beffa è proprio Montella.
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La forza del gruppo
Il commento di Benedetto Ferrara su La Repubblica
Il tecnico tra l’altro conosce benissimo i pregi della sua Fiorentina e anche il suo grande limite. E non a caso ha già provato a mettere accanto a Jovetic prima Ljajic, poi El Hamdaoui, Seferovic e, alla fine, Luca Toni. Come dire: gira che ti rigira riusciremo a fare qualcosa là davanti, con tutto quel gioco che mettiamo insieme. E su tutto questo c’è da lavorare, cosa che sia il tecnico che i giocatori stanno facendo e continueranno a fare con entusiasmo e spirito di sacrificio. Ma oltre questo limite oggettivo di una squadra incompleta e a tratti un po’ narcisista, è bene subito dire anche che la cronaca di questa sfida col Bologna ci dice questo: la Fiorentina ha trovato il gol subito e poi ha continuato a tenere in pugno la partita fino alla fine, chiudendo la sfida in attacco e lasciando al Bologna un solo tiro in porta da fuori area. Tutto questo significa che
questa è una squadra vera, ancora incompleta (manca un dettaglio decisivo) ma tostissima nel cuore. Tra l’altro questa volta Montella ha messo in campo una squadra rivista e corretta. La scelta di Toni è l’ennesimo tentativo di dare una mano
a Jovetic. L’ex bomber impegna i difensori (spesso li costringe al fallo) e apre spazi. Niente di clamoroso, ma il suo resta comunque un lavoro utile, anche se il problema della punta che non c’è è difficile da nascondere. Ma se lì davanti invertendo i fattori cambia comunque poco (con Toni magari per ovvie ragioni la Fiorentina gioca un po’ meno palla a terra), ha stupito di più prendere atto del fatto che, nonostante l’assenza di Pizarro, la mentalità sia rimasta clamorosamente intatta.
Il buon Olivera (tanto per capire quanto la chiarezza di idee del gruppo possa esaltare un giocatore) ha fatto il suo bel figurone. Certo, con lui al posto del cileno la Fiorentina ha perso in geometria e guadagnato in fisicità. Ma nonostante questo la personalità complessiva è rimasta intatta. Un po’ perché le regole di Montella sono chiare e metabolizzate dal gruppo, un po’ (e parecchio) perché esiste uno come Borja Valero, regista meno intellettuale
(nel senso della lettura del campo) ma più dinamico e, soprattutto, ovunque. Borja Valero ha giocato una partita davvero importante. Peccato per quella palla calciata addosso ad Agliardi, ma la sua prova resta superlativa e decisiva per tenere alta quella voglia di possesso palla di cui la Fiorentina non vuole fare mai a meno.
Insomma, anche un po’ rimodellata questa squadra resta se stessa. E questo è un segnale importante. Perfino in difesa, dove il giovane Savic ha mostrato una grande personalità, lavorando in perfetta sintonia con i compagni e chiudendo bene gli spazi. Naturalmente, a tutti è apparso evidente lo stato semi confusionale con cui Orsato ha sporcato la sfida. E’ vero che non mancavano le sportellate, ma l’impressione è che l’arbitro fosse più teso dei giocatori. E Gilardino? Nulla. Fari spenti e tanta malinconia. Meglio così.
Benedetto Ferrara - La Repubblica
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