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La Firenze di Alberto Gilardino ristorante, gol e Calcio Storico

PALERMO, ITALY - APRIL 10:  Alberto Gilardino of Palermo in action during the Serie A match between US Citta di Palermo and SS Lazio at Stadio Renzo Barbera on April 10, 2016 in Palermo, Italy.  (Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images)

Il centravanti palermitano ha ancora tanti legami con Firenze che è stata la sua città per diversi anni

Redazione VN

Quello di domani sarà per Alberto Gilardino soltanto il più fugace dei ritorni a Firenze. Novanta minuti drammatici con vista sulla salvezza, e poi l’ennesimo arrivederci alla città con cui l’attaccante biellese ha deciso di avere un rapporto duraturo nel post-carriera. Un percorso già deciso, del quale di tanto in tanto affiorano segni di conferma. Risale a poco più di un mese fa l’inaugurazione di Fashion Foodballer, locale sito in un punto centralissimo della città: piazza Strozzi, accanto all’omonimo palazzo che ospita lo storico Gabinetto Vieusseux e a poche centinaia di metri da Piazza della Signoria e Ponte Vecchio. In quel luogo, cibo e calcio vengono mescolati dentro un’atmosfera lounge. E a far da padroni di casa in quest’avventura commerciale sono tre personaggi del calcio in vario modo legati a Firenze e alla Fiorentina, dei quali l’unico non toscano è proprio l’attaccante rosanero. Gli altri due sono Dario Dainelli, toscano di Pontedera e Luciano Spalletti, toscano di Certaldo.

Il Fashion Foodballer è l’ennesimo segno di una scelta di vita. Quella di eleggere Firenze come luogo in cui vivere, che l’attaccante faceva intravedere nei giorni in cui vestiva da titolare la maglia numero 11 della Fiorentina e conquistava un posto da titolare in nazionale. Arrivato a Firenze nell’estate del 2008, Gilardino si presentava come un calciatore in cerca di riscatto dopo essere stato scaricato dal Milan. Probabilmente non s’aspettava di scoprire a Firenze ciò che l’ha fatto innamorare della città. Immaginava di trovarsi innanzi la splendida cartolina che i turisti di tutto il mondo, contenti loro, vengono a fotografare dopo avere scaricato da internet migliaia di esemplari della medesima immagine. E invece ha scoperto la Firenze che rende superbi i fiorentini, e li convince con ragione di trovarsi a vivere in uno dei posti più belli del mondo. Le colline che fanno da corona alla città, e in soli dieci minuti di auto permettono di ritrovarsi circondati dalla natura e dal silenzio assoluto. I quartieri punteggiati di parchi e palazzi bassi. E in generale una qualità della vita di standard superiore.

Alberto s’inserì immediatamente nei meccanismi di squadra costruiti pazientemente da Cesare Prandelli, ma ancor più nella vita fiorentina. Nel corso di un’intervista rilasciata alla vigilia dei Mondiali sudafricani del 2010, alla domanda su cosa fosse per lui Firenze rispose: «Una città piena di verde dove far crescere bene mia figlia». Parole sorprendenti, pronunciate da un uomo che in quel momento era all’apice della carriera e aveva saputo scrollarsi di dosso due ombre: Luca Toni e l’emergente Gianpaolo Pazzini.

È stato un legame da subito profondo, quello di Alberto Gilardino con la città. Testimoniato anche dall’assegnazione del ruolo di Magnifico Messere per l’edizione 2011 del Calcio Storico, la grande cerimonia annuale attraverso cui Firenze celebra la propria identità. Un onore riservato a pochi, di quelli che designano come “fiorentino speciale” chiunque se lo veda conferire. Per questo, quando a gennaio del 2012 Alberto chiese di andarsene e fece le valige con destinazione Genoa, quella scelta spiazzò tutti. Delio Rossi, che da poco era approdato sulla panchina viola in sostituzione di Sinisa Mihajlovic, spiegò in conferenza stampa che al ragazzo «si era spenta la luce».

Di sicuro, si trattava di una Fiorentina minore. Diversa da quella dei primi anni in viola di Alberto, o dall’altra che con Vincenzo Montella in panchina avrebbe ritrovato in occasione del suo primo ritorno al “Franchi” da avversario.

Era ottobre 2012 e quel giorno, da attaccante del Bologna, Alberto sbagliò spogliatoio infilando la porta dello stanzone viola. Del resto, in quello spogliatoio avrebbe rimesso piede quando forse non credeva più: a gennaio del 2015, dopo la breve esperienza in Cina. Un ritorno che forse Alberto sperava definitivo. Ma non aveva messo nel conto la schizofrenia del recente mercato viola. Poco importa. Con la Fiorentina la storia è chiusa in modo forse definitivo. Con Firenze, invece, riprenderà a tempo debito. È scritto.

Pippo Russo - La Repubblica Ed.Palermo

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