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La Fiorentina di Pradè, di B. Ferrara

“Il primo passettino per ricominciare almeno a muoversi un po´”

Redazione VN

Nel deserto di mesi sbandati e vuoti di emozioni basta muovere mezzo passo per sentire in faccia un soffio di vento. Non ci sono tifosi, non ci sono ali di folla per salutare il nuovo diesse della Fiorentina. Normale. Non è un campione. E nemmeno un allenatore. E´ il primo passettino, appunto, per ricominciare almeno a muoversi un po´. Daniele Pradè somiglia un po´ a Sean Penn. E´ seduto accanto a Mario Cognigni e a Eduardo Macìa, figura ormai quasi mistica che per la prima volta viene presentata alla stampa ufficialmente. Pradè direttore sportivo, Macìa direttore tecnico con supervisione del settore giovanile. «A me piace lavorare in team» dice il diesse. Una bella notizia. Se la società si fa squadra ci sta che anche la squadra faccia la stessa cosa. Ricominciare con questo spirito è un bel segnale. Qualcuno chiede se Jovetic resterà. Sean Pradè risponde così: «Noi vogliamo ripartire da Jovetic, giocatore che amo moltissimo. Ma devo parlare con lui. Viviamo in un calcio dove il Milan fatica a tenere Ibrahimovic pur essendo l´ottava società in Europa. Quindi...».

La traduzione è roba facile: noi Jovetic non lo vogliamo vendere, ma se lui punta i piedi chi lo vuole lo pagherà caro. E´ il calcio di oggi, darling. «Quello del fair play finanziario» direbbe Cognigni. Una benedizione per tanti. Un alibi perfetto per tutti. E un motivo in più per usare il cervello, la fantasia e l´orgoglio. Pradè deve aver già capito molte cose, da questo punto di vista: di Firenze e di ciò che le gira dentro. Lui ha modi gentili ma l´occhio assatanato di rivincita. Un diesse super motivato, diciamocelo, ci fa decisamente gioco. «Chi viene qui deve vedere la Fiorentina come punto di arrivo, non di partenza per andare altrove». Ottimo. Vedremo come fare. Lui ha davanti a sé una sfida fantastica e complicatissima, un doppio carpiato con avvitamento. E resta da capire se nella piscina metteranno l´acqua. Perché c´è da rifare mezza squadra, da ritrovare un gioco, l´Europa, un po´ di ambizione e tutta quella gente che in questi anni ha mollato lo stadio per farsi far prigioniera dalla tv. Il tutto senza fare follie e vendendo gente che ha il mercato di una Skoda dell´88 color giallo senape. Allora spazio a un sano pragmatismo, dentro una conferenza stampa "normale", senza esaltazioni egotiche e "uno contro tutti" da ultima scena di Scarface. Si va per gradi.

Pradè scherza sull´attaccante da prendere subito «perché non ce n´è nemmeno uno». Poi però premette ciò che è logico (e quindi non esattamente normale pensando agli ultimi due anni di Fiorentina). E cioè «prima scegliamo l´allenatore. È con lui che discuteremo del gioco della squadra, valuteremo chi tenere e chi vendere e quindi faremo le scelte sul mercato». Bene. In questo caso entra in pista Eduardo Macìa, presentato da Cognigni con enfasi aziendale anglofriendly. «Lui è direttore tecnico referente dell´area scouting e analysis». What´s cool. E Macìa parla dell´identikit del futuro allenatore. «Che dovrà rappresentare lo spirito di questa città, la nostra idea di calcio e un certo modo di lavorare. Nei prossimi giorni annunceremo il suo nome»... «anche se non dobbiamo farci prendere dalla fretta» aggiunge Pradè. E il nome del tecnico sarà un passaggio decisivo. Ormai i candidati veri e inventati sono usciti tutti sui media: da Ficcadenti a Benitez il giro è stato completo. Come dire: metto su un disco ma devo decidere se scegliere l´Ape maya di Cristina D´Avena o qualcosa dei Pink Floyd. Mah. Se Ranieri era stato il primo nome contattato seriamente, il timore di partire con mezza città (o più) scontenta o comunque poco convinta ha bloccato tutto. Nelle stanze della società i nomi più in voga sono quelli di Montella e Zola, anche perché Mazzarri sembra aver deciso di restare a Napoli. «Ma Montella è sotto contratto» dice subito Pradè, che forse aspetta che la Roma si decida su Zeman per chiamare proprio Montella, su cui la società giallorossa era arrivata prima. Già, Zeman. Nel fitto di una sala stampa da grandi occasioni si sente la voce di Mario Ciuffi che borbotta... «Magari Zeman». In effetti quella era l´idea più accattivante. Ma, chiunque sia il nuovo tecnico, proviamo a guardare ai primi passi con fiducia in attesa dei fatti. Quelli contano. E solo quelli Firenze aspetta.

Benedetto Ferrara - la Repubblica