Come alla lavagna del supercorso di Coverciano. Massimiliano Allegri - scrive Riccardo Galli su La Nazione - aveva disegnato la partita (e la vittoria) della sua Juve sulla Fiorentina, ribaltando la mentalità e l’atteggiamento che i bianconeri avevano evidenziato e sfruttato nella serie delle cinque vittorie consecutive che Sousa avrebbe voluto interrompere.
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Kalinic e il pressing viola. Tutti nella trappola di Max
La Juventus ha cercato di bloccare Kalinic e ci è riuscita
Punto primo: bloccare Kalinic e annullare così il pericolo numero uno dell’avversario.
Punto secondo: rinunciare, o quasi, per buona parte della gara, alla spregiudicatezza offensiva che sta nel dna del gruppo bianconero per imbrigliare il più a lungo possibile il pressing dei viola. Che poi è la vera forza della Fiorentina.
Punto terzo: e siamo nel finale del match, mettere in condizione gli attaccanti di sfruttare spazi e stanchezza dell’avversario.
Traduzione. Risultato a parte, la Juventus prima ancora di puntare a far male e quindi andare all’arrembaggio della squadra di Sousa, ha deciso di cancellare le migliori qualità della rivale.
Prendiamo, appunto, la serata di Kalinic. Si è trovato sempre, su ogni pallone, nell’imbuto formato da Bonucci e Chiellini. Marcatura non stretta, ma spazi a disposizione del croato ridotti al minimo. Praticamente azzerati.
Kalinic ha sofferto subito la serata nella ‘rete’ bianconera, ha provato a lottare, a uscire da quello schema asfissiante ma non c’è riuscito. Magari gli avrebbero fatto comodo qualche pallone in più, magari da Alonso, probabilmente da Borja Valero, ma proprio i due spagnoli sono state le altre vittime del tatticismo esasperato e cinico inventato da Allegri per la serata.
Il tutto, appunto, come sui libri di testo che circolano dalle parti di Coverciano.
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