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Joshua, un futuro Brillante

Accolto con stupore dai tifosi e simpatia istintiva dai cronisti — che già pensavano a quanto potesse essere utile quel cognome nei titoli — Joshua diventò protagonista involontario del ritiro di …

Redazione VN

Accolto con stupore dai tifosi e simpatia istintiva dai cronisti — che già pensavano a quanto potesse essere utile quel cognome nei titoli — Joshua diventò protagonista involontario del ritiro di Moena. Eppure era a sedicimila chilometri di distanza, scovato chissà come nei Newcastle Jets. In Trentino quasi tutti sorridevano: Brillante? Ma chi è? E giù battute, giochi di parole, sfottò sul barbuto con il target da esploratore (più che da calciatore). Brillante chi? Sconosciuto a tutti, anche ai dirigenti viola: «Non lo conosco, può essere un bel cinghialotto» disquisì il club manager Vincenzo Guerini durante una trasmissione tv. Filtrava francamente anche un po’ d’imbarazzo.

Il cinghialotto si presentò a Firenze con la barba più corta (delusione dei fotografi) infilandosi nella clinica per le visite mediche. Superate. Poteva dunque firmare il contratto e presentarsi a Moena. Là del resto già c’erano Octavio e Beleck, poteva starci anche un brillante australiano.

Eppure, eppure....

Eppure l’occhio di Montella si posò prima distrattamente e poi con interesse su Joshua: bella corsa, piedi accettabili, grande resistenza anaerobica, tiro sorprendente. In quale ruolo farlo giocare?

Visto che mancava un regista (Pizarro era in fase di rinnovo) e considerato che davanti alla difesa era stato adattato in amichevole perfino Gonzalo, Joshua giocò play basso contro il Kalloni. Buone impressioni: sapeva stare in campo, niente di che in impostazione per assenza d’intesa con i compagni, ma negli spazi stretti a nessuno sfuggì la forza dell’interdizione.

Possibile ora paragonarlo a Romulo, almeno come jolly? Meno veloce di lui, ugualmente disposto a sacrificarsi in qualsiasi ruolo, Joshua è uno che piace. Se diventerà un buon calciatore è presto per dirlo, ma anche il destino sembra essersi ricordato di lui: il gol che porta il primo trofeo della gestione Della Valle (condiviso con Atletico Madrid, Valencia e Monaco) è stato segnato dal ragazzo con la barba, brillantissimo a Lima.

La Nazione