Altri passaggi dell'intervista di Stevan Jovetic al Corriere dello Sport - Stadio. Si parla del suo infortunio che l'ha tenuto fuori dal campo per un mese:«Ho avuto una lesione al polpaccio, ma io volevo esserci fin da subito in campo. Quindi ho lavorato. Sicuramente troppo, per il tipo di problematica che avevo riportato. Dopo è successo che...mi sono affaticato all’altra gamba. Dunque, punto e a capo. Non do la colpa a nessuno, altrimenti il primo potrei essere anche io. Perché a voler velocizzare i tempi di recupero sono stato io. Volevamo tutti che rientrassi fin da subito: io, lo staff medico, quello tecnico. Sono cose che succedono».
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JoJo su Ljajic, Seferovic, Toni e l’infortunio
Altri passaggi dell’intervista di Stevan Jovetic al Corriere dello Sport – Stadio. Si parla del suo infortunio che l’ha tenuto fuori dal campo per un mese: «Ho avuto una lesione …
D’ora in avanti, dunque, sarà sicuramente più prudente.
«Ho imparato che forzare la mano non serve a niente. Si rischia di peggiorare ancora di più la situazione. D’ora in avanti, quando mi diranno di stare fermo seguirò alla lettera le indicazioni».
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E’ convinto che, come sta dimostrando Toni un gol dietro l’altro, nel calcio conta più la testa del fisico?
«La testa è la cosa più importante: puoi avere tutte le qualità del mondo, ma senza intelligenza non vai da nessuna parte. Luca ha 35 anni, ha giocato ovunque, lasciando sempre un segno di sé. Magari ci arrivassi io a quell’età come lui... Sei gol non sono mica uno scherzo».
E’ sempre il solito mattacchione nello spogliatoio?
«Lui e Lupatelli danno continuamente spettacolo. Sono uno spasso, e noi siamo contenti sia così».
Veniamo a Ljajic, un giocatore che lei ha sempre difeso.
«Ha qualità. E’ uno dei più forti giocatori del panorama italiano, anche se deve limare ancora qualche sbavatura nei movimenti. E’ giovane, dunque i margini di miglioramento sono ancora importanti. In questo momento gli manca solo il gol. Quando riuscirà a sbloccarsi dimostrerà di essere davvero esplosivo».
Le ricorda la sua storia?
«Non possiamo paragonare me a lui, perché siamo due giocatori diversi. Fidatevi di quello che dico: di Adem sentiremo parlare a lungo, anche perché... adesso (ride, ndr) ha messo la testa a posto».
In che senso?
«Prima sembrava più un giocatore di calcetto, uno che si infilava ovunque, a seconda del momento. Adesso ha più criterio nei movimenti».
Montella è rimasto impressionato da Seferovic. Lei?
«Tra un paio d’anni sono convinto che sarà un top player. E’ un ragazzo splendido. Ha un fisico importante, una potenza incredibile e un sinistro capace di fare davvero male. Fa bene il tecnico a credere in lui».
Come è nata l’idea di lasciarge il pallone a Pizarro in occasione del rigore contro il Siena?
«Montella era stato chiaro: io avrei dovuto essere il primo rigorista, lui il secondo nel caso in cui io non me la fossi sentita. A dire il vero io ci sarei andato volentieri sul dischetto, ma quando David mi ha chiesto di calciarlo sono stato io a dargli la palla. Sono contento che abbia potuto dedicare il suo primo gol in viola a sua sorella Claudia. Era la cosa più importante che potessi fare e sono felice di essermi comportato così».
Che significa giocare in una squadra che a centrocampo ha Pizarro, Borja Valero e Aquilani?
«Che è tanto più facile...giocare. Spero di segnare il più possibile grazie ai loro passaggi».
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Sempre parlando di pallone d’oro, lei a chi lo consegnerebbe in questa Fiorentina?
Lunga pausa di riflessione. «E’ dura, perché lo meriterebbero in tanti. Faccio tre nomi, ma non vorrei mai mancare di rispetto agli altri compagni. Dico Pizarro, Borja Valero e Gonzalo».
Quando rivedremo il miglior Jovetic in campo?
«Il prima possibile. Il mio unico obiettivo è quello di recuperare il prima possibile la miglior condizione fisica e dimostrarlo in campo, non con le parole. Con grande onestà, dico però che manca ancora tanto».
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