stampa

In uno stadio quasi vuoto i nostri si adeguano

Stadio quasi vuoto, Fiorentina lo stesso. Pensare che la Viola confidava, si fa per dire, in una felice combinazione «toccata e fuga». Toccata per tornare con almeno un punto da …

Redazione VN

Stadio quasi vuoto, Fiorentina lo stesso. Pensare che la Viola confidava, si fa per dire, in una felice combinazione «toccata e fuga». Toccata per tornare con almeno un punto da un campo mai generoso (tabù, si dice in genere), fuga per motivi di tempo, con tutti gl’impegni che ci sono, compreso il primo di coppa Italia, martedì contro l’Udinese. Detto per inciso, ma con aperta ammirazione, tutti i viola, all’entrata in campo, avevano la maglia con il numero e il nome di Rossi per festeggiare il compleanno di Pepito. Toccata e fuga non ci sono state, nemmeno nell’aria. E allora diciamo della Viola: toccata sì, ma nell’amor proprio (chiamiamolo così) da un Cagliari semplicemente ammirevole. Davanti a sé la Viola aveva un vecchio amico, diventato avversario, il portiere Vlada Avramovic, serbo di Novi Sad. Tra lui e Neto hanno avuto pochi interventi per tutto il primo tempo. Nel caso di Neto, meno che mai sul tiro del cileno Pinilla sul rigore, ma questa non vuole essere una battuta verso il portiere viola. Con i rigori battuti non si scherza. Non si scherza nemmeno con il poco, pochissimo, fatto dalla Fiorentina sotto porta e dintorni. Insomma, una Fiorentina tra lo scadente e il mediocre.

Giampiero Masieri - La Nazione