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Il tifo viola oltre l’Appennino

Un gruppo di amici e un pizzico di voglia di andare contro corrente. Perché negli anni Sessanta, un po’ ovunque, tifavi Milan, Inter o Juventus. Stefano Goldoni, cresciuto nella sua …

Redazione VN

Un gruppo di amici e un pizzico di voglia di andare contro corrente. Perché negli anni Sessanta, un po’ ovunque, tifavi Milan, Inter o Juventus. Stefano Goldoni, cresciuto nella sua Modena con i gol di Hamrin prima e il divertimento della Fiorentina ye-ye poi, invece, ha sempre visto viola. In fondo, a separarlo dalla sua squadra c’era solo l’Appennino. E’ stato nel 1987 che è nata l’idea di fondare un club vero, quando tre tifosi decisero di creare qualcosa che potesse riunire tutti - «perché poi pian piano son cresciuti numericamente» - all’insegna della stessa passione sportiva. Goldoni oggi non è più presidente del club, ha passato il testimone a Leo Lunghini, un toscano «trapiantato dalle nostre parti», ma l’amore per la maglia non si è sopito per nessun motivo.

«L’ultimo grande sussulto ce l’ho avuto in occasione del 4-2 alla Juve. Ero a pranzo con un gruppo di amici juventini e credo che il mangiare gli sia rimasto di traverso. La mia prima partita al Franchi, invece, risale al 1960/61: c’era il Modena appena promosso. Io arrivai in Cinquecento, con mio fratello maggiore che tifava per gli emiliani. Perdemmo e ci rimasi malissimo». 

Sorride, raggiunto telefonicamente nella sua città dalle tinte viola. «Ricordo quando venne a trovarci Piacentini, modenese come noi, così come la prima era Toni: Luca è di un paese qua vicino, Serramazzoni, saranno quindici chilometri. E’ stato un po’ come se in campo ci fosse uno di noi». 

Ad iscrivere il Viola Club Modena, presente ormai da oltre vent’anni al «Franchi» con il suo striscione ogni domenica, al Centro di Coordinamento Viola Club è stata la voglia di «fare tutto per bene». «Pagammo settecentomila lire, conservo ancora la ricevuta - ha continuato Goldoni -. Arrivammo a Firenze in tre, a bordo di una Maserati di un amico, un salumiere. Allora, i salumieri in Emilia erano….benestanti e da lì è cominciato tutto».

Non c'era ancora Sky: avevamo due parabole, una con l’abbonamento per le partite casalinghe, per chi non riusciva a venire al Franchi la domenica, e una con le trasferte. Diversi di noi partivano sempre, ma non tutti avevano modo di farlo. La passione è diventata sempre più forte e ce la siamo trasmessa di padre in figlio: il mio ha 34 anni e vede solo viola». Oggi il club si è spostato nei locali della Polisportiva Saliceta San Giuliano. C’è anche un piccolo ristorante «dove a ogni gara in Europa brindiamo alla nostra squadra: tortellini di Modena e lambrusco di Sorbara, quello buono».

La Nazione