Da un certo punto di vista la sconfitta con il Chievo è anche più brutta di quella contro la Juve. Certo cinque gol sono tanti, ma anche regalare la partita alla squadra di Di Carlo non è male. Soprattutto perché questa gara arrivava dopo la vergogna del ko con i bianconeri e l´illusorio pareggio di Genova. Illusorio perché pensavamo che la Fiorentina dopo una settimana di ritiro avesse ritrovato rabbia, grinta, stimoli e quel senso di gruppo che manca da troppo tempo. Invece contro il Chievo il castello di carte messo su da Rossi è franato al primo refolo di vento. Evidenziando una volta di più un aspetto su cui i Della Valle dovrebbero riflettere: qui non c´è società. C´è una proprietà che spende - ci sono altri trentadue milioni da ripianare... - questo è fuori discussione. Una proprietà appassionata, anche. Ma per gestire una squadra di calcio ci vogliono manager di calcio. Autorevoli, per di più. E alla Fiorentina non ci sono. Non c´è nessuno che possa entrare dentro lo spogliatoio e fare la voce grossa. Non c´è nessuno che possa gestire con forza una situazione così complicata.
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Il sacrificio necessario dei Della Valle
Ci vuole un intervento per evitare il caso-Samp. E ripartire
La classifica della Fiorentina è figlia di tanti fattori. Degli errori di Corvino, senza dubbio, della pochezza caratteriale oltre che tecnica di questo gruppo di giocatori, della confusione di due allenatori, ma anche della assoluta fragilità dei manager dei Della Valle. Ecco perché, pur nella difficoltà di un momento così triste per la sua famiglia, sarebbe opportuno che Andrea facesse un passo avanti e riprendesse in mano tutto. In questo momento è l´unico che può scuotere uno spogliatoio intorpidito e alzare la voce con i suoi giocatori. Altrimenti c´è il rischio che questa stagione, difficile e amara, precipiti ancora. L´esempio della Samp è lì a ricordarci che sottovalutare i problemi può essere rischioso. Troppo rischioso. Adesso ci vuole un intervento deciso della proprietà. Non basta arrivare il giorno prima della partita e parlare alla squadra. Bisogna che Andrea passi qui più tempo. La salvezza richiede qualche sacrificio, anche da parte sua. E se magari tornasse anche Diego non sarebbe male. Solo loro due in questo momento possono essere il valore aggiunto della Fiorentina. Questione di autorevolezza, appunto.
Poi a fine stagione ognuno farà le sue valutazioni. Sono due anni che la Fiorentina ha perso la sua identità e ricostruire il progetto non è difficile, basta avere le idee chiare e un allenatore adeguato. E chissà se Rossi è davvero l´uomo giusto. In ogni caso l´obiettivo adesso è salvare la serie A. La retrocessione sarebbe una catastrofe. Da qui alla fine del campionato ci sono ancora otto partite e punti sufficienti per centrare l´obiettivo. Ma per portare in porto la barca, come dice Rossi, ci vuole un senso di gruppo (allenatore-giocatori-società) che la Fiorentina ha smarrito e un pizzico di amor proprio. La squadra deve liberarsi dalle sue fragilità, dimenticare la paura, vivere senza tensione e senza stress, ritrovare la gioia di giocare a calcio. Per vincere questa sfida, insomma, la Fiorentina deve ritrovare la Fiorentina. Quella vera, unita, determinata. Quella squadra che ci ha fatto sognare e divertire e che ora non c´è più.
Giuseppe Calabrese - La Repubblica
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