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Pioli e Montella, duello fra i migliori

Tanto per intenderci subito, il mio allenatore preferito — per capacità, non solo per simpatia — resta Fulvio Bernardini, al quale furono negate le risorse, a Firenze come a Bologna, …

Redazione VN

Tanto per intenderci subito, il mio allenatore preferito — per capacità, non solo per simpatia — resta Fulvio Bernardini, al quale furono negate le risorse, a Firenze come a Bologna, per conquistare più d'uno scudetto, per realizzare un ciclo. Da questo punto di vista, dichiaro con altrettanta franchezza d'esser partigiano di due autentici maestri di calcio italico: Giovanni Trapattoni e Fabio Capello.

Il curriculum del Trap è strepitoso e il suo allievo Don Fabio gli sta appresso: ragiono di questi due campioni della panchina a poche ore dal confronto fra due tecnici a dir poco interessanti, Vincenzo Montella e Stefano Pioli, nel tentativo di collocarli in una ipotetica classifica dei valori. Di Trapattoni e Capello va subito precisato quello che da Sapientoni e Bastiancontrari viene considerato un limite: hanno allenato solo squadre di primo livello, risultando ovviamente vincenti, e lo dimostrerebbe soprattutto il Trap che, chiamato a Cagliari, fece fine ingloriosa; ma questa, consentitemi, è una sciocchezza: non mi basterebbe una pagina per elencare tutti i panchinari chiamati a dirigere squadre potentissime eppur mai vincenti. Vincenzo Montella — che ritengo oggi il mister più promettente — mi sembra destinato a grandi panchine e grandi cose: Roma, Catania e Fiorentina al primo approccio col mestiere, e a trentott'anni, possono far immaginare una carriera di altissimo livello senza che su questo giudizio preventivo abbiano a pesare il suo passato di attaccante/goleador, un'immagine «simpatica» felicemente sposata all'idea di successo e al nuovo stile dell'Università di Coverciano; preferisco valutare la sua competenza tecnica, la duttilità tattica, la valenza psicologica che gli permettono di essere doppio leader dei suoi, come giocatore e allenatore. Quando ho chiesto un giudizio a Capello, che alla Roma lo costrinse a vivere lunghi periodi da riserva, è stato ironicamente esplicito: «È bravissimo. Ha una grande personalità: nelle partite che ha vissuto insieme a me in panchina ha fatto tesoro degli insegnamenti e ha anche saputo affermare la sua voglia di protagonismo»: E per chi non lo rammentasse, Capello vinse lo scudetto romano quando l'Aeroplanino tornò in campo. Stefano Pioli, più vecchio di dieci anni, appartiene a una scuola più tradizionale e ha diretto squadre sempre più impegnate a salvarsi che a cercare imprese vittoriose, quasi trasferendo sulla panchina il ruolo di difensore che l'aveva messo in luce con la maglia della Juve e consacrato con quella della Fiorentina: mi piacerebbe vederlo alla guida di una squadra di qualità, non necessariamente appartenente al Triangolo del Potere, perché lo vedo capace di esibire capacità degne di un maestro della modestia come Osvaldo Bagnoli; è bastato, a Pioli, avere a mano un Bologna discreto e un Diamanti promettente per portare a maturazione la squadra e il giocatore; quest'anno gli hanno pesantemente mescolato le carte e tuttavia esibisce un complesso capace di far anche bel gioco; Montella, a Firenze, sta meglio come organico ma soffre le superiori pretese dei Della Valle. Alla fine di questo avventato confronto, mi piacerebbe un allenatore che avesse le qualità di entrambi: starei sul sicuro come qualità del gioco e rendimento. Non saremmo lontani dal miglior Trapattoni.

Italo Cucci - Corriere di Bologna