Su La Nazione di oggi si ricorda il primo Gabriel Batistuta, quello che arrivò a Firenze annunciato come una grande intuizione di Cecchi Gori (che lo chiamava raddoppiando le T, "Battistutta") e che si vergognava di palleggiare insieme ai compagni durante i minuti di esercizio libero concessi dall'allenatore Lazaroni. Dalle prime interviste telefoniche dall'Argentina agli allenamenti: i brasiliani Dunga e Mazinho erano i leader dello spogliatoio, e per un periodo Bati e il resto della squadra si studiarono. I giocatori volevano capire quanto fosse realmente forte questo campione del Sudamerica. I portieri del giornale, all'epoca, faticavano a riconoscerlo, ma i portieri di tutta la Serie A avrebbero imparato a farlo molto presto.
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Il primo Batistuta: un timido 9 che neanche i portieri del giornale conoscevano
La storia degli esordi di Batistuta nella città per la quale sarebbe diventato poi un monumento
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