Uno cerca Gomez e trova Pasqual. È il capitano a spingere i compagni oltre il girone e a tirarli fuori da una situazione pessima. Prima il gol dei greci a dieci minuti dalla fine, poi quella splendida punizione a rimettere le cose a posto. Fiorentina avanti, e questo è un bel modo per concentrarsi sul campionato. Va bene così, anche se rischiare una sconfitta dopo aver dominato la partita è un segnale da tenere presente. Ma diciamo che questa è stata una doppia partita: quella per prenotare in anticipo i sedicesimi e quella per mandare in rete Gomez, rientrato per ritrovare un po’ di forma e magari un gol buono per l’autostima, che di questi tempi non deve essere un granché. Diciamolo: non c’è niente di più malinconico su un campo di calcio che un uomo gol senza gol. Figuriamoci uno che era abituato ad essere chiamato bomber.
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Il gol di Gomez e la qualificazione: che strana serata con due partite in una
La malinconia dell’uomo gol… senza gol. L’incipit dell’articolo di Benedetto Ferrara su La Repubblica
Beh, lui si sbatte, si butta, rotola, sbaglia, si rialza, si aggiusta il ciuffo e ci riprova ancora. Tutti lo cercano, lui si fa trovare. Un po’ legnoso, ma testardo. Tanta voglia e poco di più. Un rigore negato, troppi errori e niente gol. Peccato. Ma alla fine, quello che contava veramente, era che il tedesco facesse girare le gambe dentro una partita vera, anche se il campionato è un’altra storia e la sfida di domenica col Napoli è quella che conta di più.
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