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Il derby mette le ali

Cuadrado-Cerci, è la battaglia della fantasia

Redazione VN

Torna Cerci e scatta il confronto con Cuadrado, che occupa la stessa fetta di fascia e dribbla con frequenze indiavolate anziché rotonde come Alessio: giochino pratico e sentimentale per inquadrare due giocatori che tecnicamente si assomigliano poco, ma sull’esterno fanno la differenza. E se Cuadrado resterà sicuramente viola (accordo con l’Udinese per il 50 per cento del cartellino in cambio di 5 milioni cash), Cerci è ancora diviso fra Torino e Firenze.

Il suo futuro ha mille sfumature di grigio, perché si va dall’accordo fra le due società al braccio di ferro con una serie di variabili economiche che non escludono anche l’accoltellamento finanziario. Per ora restiamo all’attualità: il ritorno a Firenze di Cerci, che arriva con 5 gol e 10 assist vincenti, l’ultimo domenica scorsa a Bianchi. Contro la Roma Alessio-Cerci-Messi ha colpito anche un palo e una traversa, è insomma in un periodo di forma che definire spettacolare è poco. Lui, che quando è arrivato a Torino «non era più un calciatore» (cit. Ventura) è finito in Nazionale superando i limiti che lo avevano reso discontinuo a Firenze. Quando si dice il feeling con un allenatore.

Eppure sono tempi complicati per il Toro, che ha un calendario difficile (dopo i viola la Juve e il Milan) e un numero di punti di vantaggio sulla terz’ultima che non mette al riparo da cattivi presagi.

I numeri raccontano che Cerci è uno dei pochi giocatori in grado di cambiare il senso delle partite e il Toro ha deciso di blindarlo negli ultimi giorni, come per allentanare i fantasmi della fragilità. Il presidente Cairo ha chiesto a tutti di «lasciare tranquillo il giocatore», che del resto a Torino si è nascosto in una normalità extracalcistica vicina alla banalità. Alessio ha preso casa in centro insieme alla storica fidanzata Federica, ha legato soprattutto con i compagni Darmian e D’Ambrosio e — come concessione motoristica — ha venduto la Maserati per comprarsi un suvvone tamarro nei limiti della categoria.

Una volta è stato visto anche alla guida di una Ferrari rossa. Roba da calciatori e lui — che nella sua indefinibilità è il più debole dei fortissimi — a Torino ha trovato la dimensione che gli stava sfuggendo a Firenze, nonostante le 46 presenze e i 12 gol in due anni (compreso quello salvezza l’anno scorso a Lecce).

Anche i fischi o gli applausi della curva viola potranno anticipare il futuro di Cerci, che domani tornerà per la prima volta da ex. I rapporti si erano ristabiliti e a Moena tutto stava filando liscio verso un 4-3-3 con Cerci protagonista. Poi ci fu la cena in baita e il caso della pernice impagliata. Alessio magari non c’entrava nulla, ma pagò lui il conto (in tutti i sensi).

La Nazione