Dominata e umiliata in ogni parte del campo, surclassata nel ritmo e nell’aggressività. A Napoli la Fiorentina vive una specie di incubo. Alla vigilia Sousa aveva detto «Li abbiamo sempre messi in difficoltà»: sembrava una profezia, ma la storia è andata diversamente. Troppo diversamente.
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I piani di Sousa? Castelli di carta
Un'altra formazione sbagliata, poi nella ripresa cambia tutto. Quando è troppo tardi
Il presunto piano di Paulo - scrive il Corriere Fiorentino - salta appena l’arbitro fischia l’inizio della partita. Berna a destra alla vecchia maniera è un pesce fuor d’acqua, mentre Cristoforo, il soldatino teoricamente addetto a portar via il pallone ai palleggiatori napoletani, finisce goffamente con il mandare in gol proprio gli uomini di Sarri. «Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare», direbbe il mitico Ginettaccio. Non è la prima volta (al massimo però sarà la penultima e già questo è un piccolo successo) che il portoghese sbaglia la formazione e le scelte iniziali. Anzi. A Sassuolo perfino Berna era finito in panchina, mentre con la Lazio era toccato Kalinic stare a guardare. Stavolta invece Sousa ha scelto di lasciare fuori Chiesa e Tello e soprattutto non ha avuto il coraggio di bissare l’esperimento della doppia punta, decisivo proprio contro i biancocelesti di Inzaghi. Un film già visto anche lo stravolgimento tecnico-tattico della ripresa, frutto più della disperazione che della logica. Dentro Baba e Tello e modulo iperoffensivo (3-4-1-2) con due esterni d’attacco, Ilicic più due punte. Un rischiatutto che contro un attacco atomico come quello di Sarri ha creato (inevitabili) presupposti per le peripezie di Mertens e compagnia.
A Sousa va imputato anche gran parte l’atteggiamento sbagliato della squadra. La Fiorentina è parsa molle, quasi rassegnata fin dalle prime battute. Una debolezza (reiterata anche questa) fotografata bene dall’aria triste dell’allenatore, sempre seduto in panchina anche quando i suoi avrebbero avuto bisogno almeno di una scossa d’adrenalina. La batosta di ieri, sia chiaro, è però anche figlia di una differenza tecnica evidente, chiarissima sotto tutti i punti di vista e amplificata dalle assenze pesanti di Borja e Astori. Un particolare che la società farebbe bene a non trascurare se vorrà far risalire le ambizioni viola.
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