Il cappellino blu, con lo «Sperone» ben in vista. Ma per andare sul sicuro meglio mettersi anche una bella sciarpa intonata al collo, giusto per evitare inattesi mal di gola e occhiate sospette. Sono loro, gli «infiltrati», quelli che hanno scelto di sfidare fino all’ultimo il rigido servizio d’ordine «British style» pur di non perdere Borja e compagni al White Hart Lane. D’altronde loro il volo per Londra lo avevano preso il giorno del sorteggio senza immaginare che ai tifosi ospiti sarebbero stati concessi solo 1.800 biglietti.
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Gli eroi viola: “Noi, infiltrati tra i tifosi del Tottenham”
Così un gruppo di fiorentini è riuscito a vedere la partita nel settore riservato ai londinesi
Troppo pochi per frenare l’entusiasmo e la voglia d’Europa dei fiorentini. Che potevi trovare, sciarpa viola al collo, fin sotto Buckingham Palace, al momento del «Changing Guard», il cambio della guardia. Ma quelli erano i tifosi «ufficiali», i possessori del fortunato tagliando che dava loro accesso al tanto sospirato settore ospiti, l’unico dove è concesso guardare la partita in piedi sempre sotto il rigido controllo degli addetti alla sicurezza. Gli altri, gli «infiltrati», invece no. Per loro, che allo stadio sono rimasti zitti e seduti, l’Odissea è stata lunga e piena di insidie con il rischio di veder vanificato tutto da uno steward troppo zelante oppure — poteva succedere anche questo — dal compagno inglese di posto. Roba che nemmeno Orwell in «1984». E poi passare per inglesi, francamente, non è cosa di tutti i giorni (nonostante la popolazione londinese sia decisamente eterogenea). Superato lo scoglio dell’acquisto del biglietto (tramite agenzie più o meno ufficiali per non parlare dei bagarini) per gli «infiltrati» è iniziata la lunga serata in un mix di calvario e divertimento.
Provate, infatti, a stare seduti (con cappellino HotSpurs di ordinanza e quello viola porta fortuna nascosto dove non vogliamo sapere) in mezzo ai tifosi inglesi senza proferire parola. Per non parlare del gol di Basanta, che magari vista la vicinanza potresti (e vorresti da morire) pure abbracciare e che invece sei costretto ad osservare con algido distacco. Anzi perfino con un certo fastidio. Sentite il paradosso: «Il gol? È stata durissima. Ci facevamo gambetta tra di noi — racconta Saverio, uno degli infiltrati — ma qualcuno se n’è accorto e ci guardava male. Anzi per la verità già all’inizio della partita avevano capito che eravamo italiani. Però i tifosi intorno ci hanno retto il gioco, nessuno ha fatto la spia. Ci hanno pure dato il cinque. Però sia chiaro, alla fine quando la gente stava uscendo ho urlato forza viola con tutta la voce che mi ero tenuto dentro per novanta minuti!».
Occhiate, gomitate, gesti d’intesa gli spalti del White Hart Lane sono diventati così un banco di prova per nervi saldissimi. Una partita nella partita insomma, come quella che hanno vissuto i tanti tifosi, gli «alcolici», che alla fine si sono sparpagliati per i pub di Londra alla ricerca del megaschermo giusto sotto cui insediarsi nel più britannico dei modi: birra in una mano, «chips» nell’altra. Finita qui? Non proprio, perché c’è anche un’ultima tipologia del tifoso viola, la più sfortunata, gli «ostaggi». Quelli che sono rimasta bloccata tutto il pomeriggio all’aeroporto di Ciampino per un guasto della Ryanair e che sono partiti solo alle 20 per Londra, arrivando così a partita finita. (...)
Corriere Fiorentino
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