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Gazzetta: la sfida e la lite più lunga

Da Baggio ai dialoghi forti Agnelli-Della Valle: il grande spettacolo di Juventus-Fiorentina sta per iniziare. Ed è solo il primo round

Redazione VN

Se ne dicono di tutti i colori dal 1928, potrà mai essere una partita normale? Macchè... Il tempo non attutisce i dolori. Anzi: li aumenta. Quindi Juventus-Fiorentina è stata, è, e sarà sempre la Partita. Una sorta di disfida medievale, un campanile contro l’altro, Guelfi contro Ghibellini se proprio volete, con il neopremier Matteo Renzi a guidare le truppe papaline e i bianconeri impegnati a difendere la corona imperiale della Famiglia Agnelli. Esagerazioni? No, perché la verità è questa: battere la Juve, per i Guelfi viola, significa dare un senso a un’intera stagione. La stessa cosa, a parti inverse, vale un po’ meno, ma soltanto perché la strada dei bianconeri è lastricata di nemici: se dovessero occuparsene ogni volta, sarebbe un problema. Diciamo che, prendendo a prestito un verso del fiorentino Dante, gli juventini, di fronte a tanti assalti, replicano: «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa». 

Gli inizi C’è chi sostiene che, in realtà, la rivalità sia figlia della storia. Cioè: Firenze città fulcro della Toscana, quindi viola nell’anima e nel corpo, e il contado (Pisa, Livorno, Siena & company) bianconero juventino per reazione. Di fatto, però, il casus belli è stato individuato: 7 ottobre 1928, la Juventus umilia Fiorentina che si è presentata a Torino imbottita di giocatori dilettanti. Finisce 11-0. Clamoroso, tanto che un giornale titola: «Firenze, un... dici nulla?». Da allora si combatte la battaglia, e purtroppo non soltanto a parole o con l’ironia. Difficile, in certi casi, stabilire il confine tra l’insulto e lo sfottò che rientra nella normalità del campanilismo calcistico. Il 22 febbraio 1953 un altro episodio che fa giurisprudenza: la Juve batte la Fiorentina 8-0, ma i viola sono in 9 contro 11 a causa degli infortuni di Cervato e Venturi (non c’erano ancora le sostituzioni). Forse un maggiore fair play sarebbe stato opportuno.

In tribunale Ma sono gli anni Ottanta il periodo del Grande Gelo. Il 16 maggio 1982 Juve e Fiorentina sono in testa alla classifica a pari punti. L’ultima giornata vede i bianconeri impegnati a Catanzaro e i viola a Cagliari. Alla Fiorentina, guidata in panchina da De Sisti, l’arbitro Mattei annulla un gol di Ciccio Graziani e la gara termina 0-0. Alla Juve di Trapattoni l’arbitro Pieri assegna un calcio di rigore che trasformerà Liam Brady per l’1-0 decisivo. Scudetto ai bianconeri e il regista Franco Zeffirelli, tifosissimo viola, tuona: «Ho visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano». Querele, controquerele e altre faccende da azzeccagarbugli. Il conte Pontello, intanto, in qualità di presidente della Fiorentina, per calmare le acque, pensa bene di dare del «metalmeccanico» all’avvocato Agnelli. Apriti cielo! Si scatenano gli istinti più bassi dei tifosi, insulti a raffica, fino a quel terrificante striscione sulla tragedia dell’Heysel (39 morti, 29 maggio 1985) esposto nella curva viola. Vien da commentare: se questi sono uomini...

AddioLa primavera del 1990 è quella della rivincita del «metalmeccanico» Agnelli. La sua Juve batte la Fiorentina nella doppia finale di Coppa Uefa (3-1 a Torino e 0-0 sul neutro di Avellino) e compra dal nobile Pontello il gioiello di famiglia: Roberto Baggio. Il Divin Codino a Firenze ci sta benissimo, lo trattano da re, però la Viola ha bisogno di soldi e i Pontello devono sacrificarlo. In Piazza Savonarola scoppia il finimondo. Scendono in strada tutti: tifosi agguerriti, semplici cittadini, studenti, massaie. Non accettano che il loro eroe venga ceduto, e poi proprio alla Juve... Ma come si fa? La polizia interviene e, per fortuna, i danni sono limitati: qualche contuso, qualche ferito e tanta paura. La stessa paura che accompagna il pullman della Juve, il 6 aprile 1991, da Torino a Firenze: è la prima di Baggio contro la sua ex squadra. La polizia scorta i bianconeri lungo l’autostrada e poi in città: si temono incidenti, il clima è infuocato. Non succede nulla di grave, comunque, e un gesto di Baggio contribuisce a riportare un po’ di tranquillità: il Codino si rifiuta di calciare un rigore, cede il pallone a De Agostini che sbaglia e la Fiorentina vince.

Parole di fuoco La sfida di oggi si gioca anche nel campo dell’industria e della finanza. La famiglia Agnelli e la famiglia Della Valle da tempo polemizzano, in pubblico e in privato. Entrambi soci di Rcs, ma con differenti idee, Diego Della Valle e John Elkann non perdono occasione per punzecchiarsi. Pesanti gli ultimi scontri. Elkann a Della Valle: «La Tod’s è un’azienda nana che perde molti soldi». Della Valle su Elkann, in un’altra occasione: «Jaki è un imbecille, lo tengano a riposo, lo mandino a sciare o a giocare a golf». Non proprio uno scambio di gentilezze, ma tra Juve e Fiorentina non ci sarà mai un’aria da amor cortese...

La Gazzetta dello Sport