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Forza Gonzalo, finto buono dal cuore viola

Domenica scorsa con la Samp ha disputato la sua peggior partita in maglia viola, per questo è giusto raccontarlo oggi. Perché lui appartiene alla genìa dei Passarella e dei Roberto Perfumo, …

Redazione VN

Domenica scorsa con la Samp ha disputato la sua peggior partita in maglia viola, per questo è giusto raccontarlo oggi. Perché lui appartiene alla genìa dei Passarella e dei Roberto Perfumo, di José Luis Brown e Cuciuffo, difensori argentini che alla carezza preferivano l'epica della rissa, al salmo il gusto selvaggio della sfida permanente. Sì, Gonzalo Rodriguez, difensore silenzioso e affidabile come un Vorwerk Folletto (anche lui aspira i problemi dall'area di rigore) è un calciatore strutturale e non congiunturale e dunque non giudicabile per l'inciampo dei novanta minuti ma per l'orizzonte benefico che offre alla squadra nell'arco temporale del campionato. Un difensore per le stagioni, mica per il momento.

Religiosissimo (sulla pelle pare si sia fatto tatuare la Madonna), con la faccia buffa di gomma che diresti mutuata dai Simpson, il Nostro come Rosy Bindi e Maurizio Costanzo appartiene alla categoria dei falsi buoni, dispensando col sorriso sgozzini agli attaccanti come fossero giaculatorie: Mater misericordia dolorem ginocchiata / ora pro nobis. Non veloce di gambe ma velocissimo di pensiero, Gonzalo durante la partita sembra avere inserito una sorta di tom tom naturale, visto che raramente si fa trovare parcheggiato fuori dall'azione avversaria (la fuga di Eder è l'eccezione nera che conferma la regola). Tant'è.

Arrivato a Firenze dal Villarreal a corredo all'affare Borja Valero (e dunque un Massaro del terzo Millennio) Gonzalo il finto-buono si è però guadagnato da subito le chiavi della difesa, diventando non solo il baluardo di un reparto chiamato a stuccare gli spazi vuoti lasciati da un centrocampo allergico alla rincorsa, ma anche una sorta di regista aggiunto, il punto di ripartenza delle azioni viola che non passano per i piedi dell'ingegner Pizarro. Di certo, da quando è a Firenze avrà sbagliato si e no 6 partite, arricchendo i suoi campionati con vari lanci meraviglia e 12 gol d'autore. Roba che Santiago Silva, Keirrison e Bonazzoli sarebbero saliti fino a Montesenario pur di fare ugualmente. Per questo dubitare di lui dopo una gara in cui, è vero, più che a un Brizi sudamericano è sembrato somigliare a uno Zagano della Pampa (con tanto di rigore sbagliato) è fenomenologia distorta che solo un luogo senza memoria qual è il calcio può produrre.

Come ricordava il filosofo esistenzialista Francesco De Gregori, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore ma dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia. E dunque stai sereno, Gonzalo, anche se non hai le spalle strette per molti anni ancora giocherai con la maglia numero 2, simbolo e baluardo di una Fiorentina luminosa destinata agli almanacchi, mica alla contigenza di una gara sbagliata.

Stefano Cecchi - La Nazione