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Firenze-Milano, che intrecci di mercato

Da Hamrin a Rui Costa, passando per Chiarugi e Montolivo: quanti scambi

Redazione VN

Per Firenze la Sfida è con la Juve. Ma negli anni l’incrocio col Milan è sempre stato decisivo per grandi traguardi. Rivalità e rispetto. Due parole che riassumono Fiorentina-Milan meglio di ogni altra. E non solo perchè Sandro Menucci, amministratore delegato viola, ha presentato la partita così: «La sfida con il Milan vale più di quella con la Juve». Un concetto facile facile. Perchè tra Fiorentina e Milan non c’è in palio solo un posto al sole della Champions, quanto piuttosto il primato del miglior gioco in Italia e dintorni. Che spesso va a braccetto con l’Europa milionaria. Ma i rapporti tra Fiorentina e Milan sono vissuti almeno negli ulitmi vent’anni anche sul filo del mercato, terreno buio e costellato di insidie, tensioni e fraintemdimenti.

Firenze-Milano sola andata è il titolo di un film del tutto particolare, che nel corso degli anni ha portato grandi campioni a cambiare casacca, togliendosi quella viola che li aveva lanciati nel grande calcio, per indossare quella rossonera che spesso ha significato arrivare sul tetto del mondo, come testimoniano i titoli internazionali conquistati. Nonostante il viaggio — sportivo — di sola andata, buona parte di questi sono tornati a vivere a Firenze, perché il legame con la città non si è mai interrotto. Anzi. In principio fu Kurt Hamrin, per arrivare a Montolivo. Una storia lunga una vita iniziata da Hamrin, secondo solo a Batistuta per le reti segnate con la maglia viola: 151. ‘Uccellino’ nel 1967, portò per due stagioni i suoi calzettoni arrotolati sulla caviglia sotto la Madonnina, agli ordini del ‘paron’ Rocco. E fu subito scudetto e poi coppa Campioni. Tanto per dire.

Un altro, stavolta però già campione d’Italia, che prese il treno per Milano fu Luciano Chiarugi che in rossonero continuò a vincere dal campionato del 1972, centrando coppa Italia e coppa delle Coppe, segnando gol pesanti, come quello nella finale europea contro il Leeds. Sono stati proprio loro due ad aprire la strada a quelli che negli anni ’90 segnarono la storia delle due società, di ieri e di oggi. Impossibile, in questo senso, non parlare di Giovanni Galli, il portierone che più di ogni altro può raccontare come si nasca viola, si cresca rossoneri e si diventi maturi facendo ripartire dal nulla la Fiorentina dei Della Valle. Come Daniele Massaro che ha preferito fermarsi, però, nella sua Milano, lui nato a Monza.

Nei primi anni della gestione di Mario Cecchi Gori lo scambio di giocatori con il primo Milan di Berlusconi e Sacchi è costante. Carobbi diventa rossonero per poi tornare a Firenze e intraprendere la carriera da allenatore (attualmente in serie D con il FiesoleCaldine), così come Stefano Salvatori e Diego Fuser. Una meteora il primo, il più corteggiato, inutilmente (era in prestito secco) il secondo. Ma i due più amati, tra i viaggiatori rossoneri, sono stati senza ombra di dubbio Stefano Borgonovo e Rui Costa. Di BorgoGol sappiamo tutto, da quella grande stagione insieme a Roby Baggio alla sua battaglia contro la Sla. Per il portoghese parlano le lacrime nell’ultimo giro del ‘Franchi’, sacrificato — inutilmente — per salvare la Fiorentina di Vittorio dal fallimento. Anche da questi particolari si entra nel cuore di una città. Per poi andare a Milano.

La Nazione