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Figc, la notte degli intrighi

Ora, giusto prima di entrare nell’Hilton di Fiumicino per l’ultima notte degli intrighi, è il gruppo dei 9 dissidenti a fare la conta. L’urna darà la sentenza, deciderà se Carlo …

Redazione VN

Ora, giusto prima di entrare nell’Hilton di Fiumicino per l’ultima notte degli intrighi, è il gruppo dei 9 dissidenti a fare la conta. L’urna darà la sentenza, deciderà se Carlo Tavecchio avrà o meno la sfiducia politica inseguita strenuamente (e il documento che blinda gli «anti» come minoranza è una gaffe che non vale, ma che di sicuro pesa quanto quella su Optì Pobà), però mai conquistata da Juventus e Roma, le ribelli della prima ora.

Che adesso si ritrovano un doppio problema da affrontare e risolvere in tutta fretta; ci proveranno già stasera dopo cena quando i presidenti e i quasi 300 delegati arriveranno a Fiumicino per occupare i cinque piani dell’albergo sede del probabile T-day: guadagnare altre firme di adesione al patto pro commissario tra i club la cui posizione è rimasta finora sfumata (alcuni dei quali politicamente pesanti, come Inter e Napoli) e, soprattutto, cercare di tenere compatto il proprio fronte che, a 24 ore dal voto, rischia addirittura di perdere qualche avamposto. Sarebbe il collasso di una rivoluzione teorizzata, sì, ma mai partita davvero.

Se il Verona è lì che ci pensa in attesa dell’ultimo giro di sondaggi, Cesena, Cagliari e pure la Samp potrebbero staccarsi dal gruppetto di ribelli per tenere fede al patto originale, cioè il 18-2 ratificato da un’assemblea di Lega. Per questo, prima di ritirarsi in pensatoio, il patron della Samp, Massimo Ferrero, ha chiesto il voto palese. Una provocazione dato che è vietato dalle norme.

Non che le cose cambino granché per Carlo Tavecchio, lui il passo indietro non lo farà comunque. Perché, a parte la A sulla quale è bene usare cautela, le altre Leghe lo sostengono eccome. Con tale maggioranza (teorica, vero, ma pur sempre massiccia) la fase di lobby degli uomini-Tav è concentrata sulla governance. Sulle poltrone, per intenderci. Azzeccare e comunicare la squadra giusta è essenziale a non disperdere un vantaggio consistente.

Andrea Arzilli - CORRIERE DELLA SERA