Che sarebbe stato un mercato alla meno - scrive Benedetto Ferrara su la Repubblica Firenze - si sapeva da tempo. E non è il caso di innervosirsi adesso se non è arrivato un nome da sogno e i soldi di Alonso serviranno a mettere una bella toppa al bilancio. Quello andava previsto e per quello hanno richiamato Corvino, per metterci la faccia e parare i colpi, insomma, esattamente come fece, sbagliando in quel caso parecchio, quando, con due lire in tasca, fidandosi degli amici procuratori, chiamò Mihajlovic e una serie di giocatori ampiamente improbabili o demotivati. Ma è evidente che il problema non è Corvino. Lui ha obbedito a un ordine: tagliare il monte ingaggi e rientrare coi soldi cercando di non indebolire la squadra. Ha venduto Gomez, Rossi e Alonso puntando su nomi che sono scommesse e solo il tempo e il campo ci diranno se ha avuto ragione. Un po’ come quando a quattordici anni ti danno la prima paghetta per portate la fidanzatina a mangiare la pizza. Guardi il menù un po’ in paranoia e stai attento a non splafonare (direbbe Corvino) che sennò ti tocca lavare i piatti. Non è che giri con la Visa gold e ordini caviale e champagne. Il mercato della Fiorentina è stato un po’ così: elemosinare giocatori in prestito, poi per il pagamento ci si rifarà. Come dicevano i politici parlando di austerity: «E’ l’Europa che ce lo chiede». E tu zitto. La storia del fair play finanziario funziona più o meno così, ed è bene non farsi trovare impreparati, tanto per citare il padre spirituale dell’azienda Fiorentina, quello che tra l’altro aveva mosso qualche dubbio sul rinnovo del contratto di Alonso, preso a suo tempo dalla coppia Pradè- Macìa. Uomini che hanno fatto sicuramente degli errori e perso delle scommesse (soprattutto Rossi e Gomez, che sogno però), ma se la Fiorentina aveva offerte per Kalinic, Borja, Badelj e ha festeggiato una plusvalenza da record con Alonso, è anche grazie a loro. Questo va ricordato per onestà intellettuale, così come è giusto ricordare le cose buone fatte da Corvino, che ha il merito di essere molto “funzionale” al “progetto”, perchè esegue la sua missione, sia nobile (ai tempi del primo Prandelli) sia un po’ più arruffona, come ai tempi di Sinisa o iperrealista come in questi giorni di vacche magre.
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Ferrara scrive: “Quel vorrei ma non posso di una società senza alibi”
Quest'anno il progetto era chiaro fin dall'inizio: abbassare il deficit
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