Ferrara scrive: “A Verona in cerca del bis, ma il Chievo non è l’Hellas”

Voglia di venire fuori, di uscire dall’angolo ombroso dell’ignoto per spiegare alla luce del mondo che la Fiorentina c’è. Niente di pazzesco, di incredibile, di definito nei minimi dettagli. No, non una macchina da guerra perfetta, ma una squadra con una identità, un gioco, una energia speciale. Tutti sono qui che aspettano di capire. Due vittorie, due sconfitte, un pareggio maledetto per via di un arbitro molto discutibile, ma anche dell’incapacità di chiudere una partita che poteva valere tre punti. Strana Fiorentina, che raramente vede la porta. Chiesa incredibile, ma non sempre può bastare. Servono tutti, tutti a fare pressione e a trovare la giocata giusta, l’invenzione che manca a questo gruppo affamato che non riesce a togliersi la fame di dosso. E stavolta sul campo del Bentegodi (ore 15) ci sarà il Chievo, che non è l’altra, non è la squadra di Pecchia, quella che sembra in A per sbaglio. Poche settimane fa a Verona la Fiorentina dominava il campo senza incontrare un problema uno. Il portiere che ti regala subito un pallone da spingere dentro. E Simeone che esplode la sua gioia per il primo gol in viola. L’ultimo, per ora. Poi tante corse a inseguire se stesso un po’ ovunque. Qualche dubbio sul modulo e su palloni che non arrivano. Ma Verona ha anche un’altra faccia. Meno romantica. Meno ricordi, niente gemellaggio coi suoi ritiri fatti di sorrisi e sciarpe scambiare sulla strada. Ora c’è il Chievo, antica favola che forse non narra più miracoli se non quello di essere sempre lì: tranquilla, viva, umile e a volte perfino divertente. Maran in panchina. Un tipo serio che un po’ a Pioli ci somiglia.

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