D’altra parte questo era quello che volevamo, no? Una squadra entusiasta, organizzatissima, coraggiosa e un po’ folle che vuole giocare a calcio sempre e comunque. Quindi prendiamoci quello che viene e continuiamo guardare con fiducia a ciò che sarà, dopo aver maledetto il cielo ancora una volta e aver fatto i conti con la realtà: di lavoro da fare ce n’è ancora, e parecchio, come è normale che sia. I limiti ci sono. Sono strutturali. E sono resi più visibili da tutta questa massa di gioco che troppo spesso va a sbattere contro quell’assenza di concretezza negli ultimi venti metri che ormai è un marchio di fabbrica di questa Fiorentina a cui manca una prima punta vera.
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Entusiasti, organizzati e un po’ folli ma …
L’articolo di Benedetto Ferrara su la Repubblica
Ma tutto questo ormai chiaro ed evidente, tanto che Montella ormai chiede alla squadra di attaccare con sempre più uomini, sapendo bene che in casa dell’Inter può non essere cosa saggia. Una scelta che questa volta ha tolto alla Fiorentina quella compattezza che le aveva permesso di annullare la Juventus: i tre centrali difensivi sono stati un po’ abbandonati a se stessi, cosa che non era mai accaduta prima.
È evidente che se salta l’equilibrio e viene fuori anche un po’ di presunzione (Borja Valero ha perso due palloni rischiando in modo davvero ingenuo) diventa tutto più difficile. Ci sta che la prova superba contro la Juve abbia sottratto un po’ (giusto un po’) di umiltà al gruppo. Però, analizzando una sfida piacevole e tatticamente imperfetta (molti spazi per tutti), va subito ricordato che mentre la Fiorentina giocava a pallone l’Inter ha trovato il vantaggio grazie a un rigore (discutibile) che poi le ha permesso di trovare il 2-0 in contropiede mentre i viola cercavano di raddrizzare il tutto.
L’ingenuità di Rodriguez (anche lui in calo rispetto a sabato scorso) ha reso poi la rimonta davvero complicata. E così la Fiorentina torna a casa ancora una volta con tanti complimenti e poco altro. Moratti avrà applaudito la sua Inter ma in cuor suo di sicuro avrà invidiato il gioco e l’allenatore all’ex amico Della Valle. In attesa di gennaio e di una punta che andrà presa a tutti i costi, Montella può solo insistere col suo cubo di Rubik per trovare una soluzione offensiva che gli permetta di trasformare tutto questo gioco in qualcosa di più tangibile. Ljajic vede la porta quasi zero. Neanche Mati Fernandez brilla per concretezza, mentre Toni resterà sempre l’arma dell’ultima mezz’ora. Quindi resta El Hamdaoui l’ultimo appiglio, sperando che prima o poi esca (con Aquilani) dal labirinto dei guai fisici. Il senso per ora è questo: la Fiorentina è bella, tanto bella da mangiarsi le mani.
Benedetto Ferrara - la Repubblica
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