I portoghesi giocano bene ma si dimenticano di vincere le partite. La definizione di bella squadra perdente è ancora attuale per la nazionale lusitana che vanta «zero tituli», come direbbe Mourinho, un tipo colmo di gloria e di autostima che di vincere non si dimentica mai. Josè Mario dos Santos Mourinho Felix (molto Felix, supponiamo), ecco il personaggio che pur provenendo da un calcio di spesso inutile bellezza ha completamente ribaltato l’immagine del portoghese, di solito un applaudito perdente che raggiunse negli Europei disputati in casa nel 2004, il culmine dell’insuccesso con la sconfitta in finale per mano della Grecia, una squadra modello anni ‘60, che giocava con il libero (o quasi) restituendo all’attualità, nella persona del romanista Dellas, un ruolo ormai scomparso.
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È special il mister portoghese (se non è stato calciatore)
L’incipit dell’articolo di Sandro Picchi sul Corriere Fiorentino. Da Mourinho a Sousa
È stato Mourinho, con la sua storia personale di vittorioso, a cambiare l’immagine calcistica del Portogallo che pure aveva avuto una maestosa squadra di club come il leggendario Benfica di Eusebio, nera perla del Mozambico, del sapiente Coluna e di Simoes che aveva riunito in sé tutto lo scatto che mancava ai compagni.
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