Federico è entrato in campo scaldandosi appena, la Fiorentina stava già vincendo ma l’aria di Coppa è qualcosa di diverso, di unico, di coinvolgente. Lui ha iniziato un po’ lezioso, camminando sulla punta dei tacchetti, ma di colpo ha visto la porta, si è coordinato e semplicemente, perché il gol è in fondo cosa semplice, l’ha messa dentro. Gran bel gol, di quelli che ti ricordano che la classe non ha età. E Firenze è tornata indietro nella memoria, dentro i suoi ricordi di ragazzi fantastici, con il talento in tasca. I più anziani hanno ripensato a Chiarugi, giù fino ad Antognoni, Baggio, Borgonovo, Orlando, Flachi, Rossi, i ragazzi italiani che hanno sfidato i campioni stranieri.
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E ora tutti scoprono Bernardeschi, l’enfant prodige cresciuto in viola
Federico è entrato in campo scaldandosi appena, la Fiorentina stava già vincendo ma l’aria di Coppa è qualcosa di diverso, di unico, di coinvolgente. Lui ha iniziato un po’ lezioso, …
Bernardeschi è un «ragazzo che gioca bene», cooptando un vecchio slogan della curva Fiesole. Montella doveva scegliere e ha scelto Federico e Babacar. Questa estate è stata battaglia, perché i gioiellini viola piacevano a tanti, il Sassuolo e il Genoa avevano provato in tutti i modi a ottenere il sì dei Della Valle ma Montella e Pradè non avevano mollato di un centimetro. Specialmente dopo la consapevolezza che Rossi avrebbe rischiato, come poi è successo, di restare ancora fermo per un po’. Anche perché con tutte le debite, assolute differenze, Federico qualcosa di Pepito ce l’ha. Almeno quel guardare la porta e pensare: “io la metto dentro”. Il suo idolo è Diamanti, un altro talento italiano che alla fine è volato lontano, in Cina. Ma Bernardeschi ha scommesso su se stesso, restare in Italia e battersi per una maglia viola.
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