Cifre e parole per difendere la sua squadra dagli attacchi. Stefano Braschi, designatore dei 21 arbitri di Serie A, sceglie una settimana «tranquilla» per respingere al mittente le critiche arrivate da dirigenti e giornalisti sulle sviste commesse da fischietti e assistenti. Lo fa intervenendo ai microfoni della «Politica nel pallone» su Gr parlamento. «I bilanci sono abituato a tracciarli a fine anno, ma finora dei miei tre campionati questo è quello con il minor numero di errori. Certo, quattro o cinque sbagli gravi sul fuorigioco si potevano evitare, ma è bene ricordare una cosa: un assistente in una partita fa mediamente 10-15 valutazioni, che diventano migliaia dopo quindici giornate di campionato. Dal punto di vista statistico gli errori sono 40-50: non potevamo fare di meglio. E poi in campo sbagliano anche i grandi campioni, ma non per questo diventano scarsi».
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E Braschi è contento: “Diminuiti gli errori gravi”
Cifre e parole per difendere la sua squadra dagli attacchi. Stefano Braschi, designatore dei 21 arbitri di Serie A, sceglie una settimana «tranquilla» per respingere al mittente le critiche arrivate …
No alla sudditanza
Braschi ha ricordato: «Non ci sto quando c'è una svista nell'intera giornata e si butta a mare tutto quello di buono che si fa: la scorsa stagione gli assistenti hanno commesso il 3-4% di errori, quest'anno siamo sulla stessa cifra. Inter-Juve? È stata una partita diretta male da un grande arbitro (Tagliavento, ndr), ma questo può succedere. Per fortuna l'Inter ha poi vinto». Braschi sulla tecnologia frena: «Non so se sia il momento giusto per l'introduzione della moviola perché ci sono episodi che nemmeno così possono essere totalmente chiariti. Se si parla di "gol non gol" va bene». Netto il giudizio sulla cosidetta sudditanza psicologica: «Parlarne è stupido: come arbitri ci sentiamo ancora offesi. Si parli di errori, ma non di sudditanza anche perché l'anno scorso sembrava esistere al contrario... Gli arbitri sono persone serie e perbene, solo uno stupido può pensare che non possa sbagliare. E quando si fa una catastrofe per un fuorigioco di 20 centimetri, allora non è più giornalismo ma terrorismo». Infine un avviso ai giocatori: «Saremo intransigenti contro la maleducazione e l'arroganza in campo, così come chi tira calci. Potremo sbagliare un rigore o un fuorigioco, ma su questo non molleremo di un centimetro». (...)
La Gazzetta dello Sport
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