«Quando ero in Italia soffrivo per la nostalgia della mia famiglia e di Penha. Quando sono tornato in Brasile soffrivo per la nostalgia degli amici che avevo a Firenze». Parola di Julio Botelho, il grande e indimenticato Julinho, il giocatore brasiliano che ha fatto innamorare Firenze e che ha contribuito in maniera determinante a portare in riva all’Arno il primo scudetto nel ’55/’56. Julinho, rimasto sempre legato a Firenze e alla Fiorentina, moriva l’11 gennaio del 2003. La morte di uno dei più grandi giocatori viola (e non solo) di tutti i tempi, non fu degnamente celebrata. La Fiorentina era fallita, rinata come Florentia Viola grazie ai Della Valle, ma prima della partita contro la Sangiovannese del 12 gennaio (campionato di C2) il minuto di silenzio non venne osservato per evitare problemi legali sulla continuità tra la “vecchia” Fiorentina e l’appena nata Florentia Viola. E la squadra giocò senza il lutto al braccio.
stampa
Dieci anni senza Julinho
La Fiorentina sta pensando di ricordare il grande brasiliano
Adesso, la Fiorentina ha un’occasione da non perdere per rendere omaggio a Julinho, visto che tra pochi giorni ricorre il decimo anniversario della morte. Così, la partita interna con il Pescara (domenica 6 gennaio), oppure quella con la Roma in coppa Italia (mercoledì 16 gennaio), che cadono a cavallo della data fatidica, potrebbero cominciare proprio dopo quel minuto di raccoglimento che non fu fatto allora. Oltre, ovviamente, al lutto al braccio e altre iniziative che potrebbero essere organizzate. Lo sperano i figli di Julinho (tutti coinvolti nel bel progetto educativo del “Collegio Julio Botelho” a San Paolo nel quartiere Penha, dove Julinho è cresciuti) e in particolare Carlos che, tramite Facebook, mantiene i rapporti con tanti tifosi della Fiorentina: dai più anziani, nostalgici dei dribbling e delle finte di Julinho, ai più giovani, affascinati dalla storia di un campione che ha portato in alto il colore viola, tenendolo sempre dentro il cuore.
La Nazione
© RIPRODUZIONE RISERVATA